Cybersicurezza e PMI italiane: tra vulnerabilità strutturali e prospettive evolutive

Le piccole e medie imprese (PMI) italiane rappresentano oltre il 99% del tessuto imprenditoriale nazionale e svolgono un ruolo essenziale nell’economia, nell’innovazione e nell’occupazione. Tuttavia, il processo di digitalizzazione, sebbene ricco di opportunità in termini di competitività e modernizzazione, ha evidenziato una crescente esposizione al rischio informatico. Il Cyber Index PMI 2024, frutto della collaborazione tra Generali, Confindustria, il Politecnico di Milano e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, restituisce un quadro preoccupante della maturità digitale delle PMI in materia di sicurezza informatica. L’indice medio di valutazione si attesta a 52/100, con un incremento marginale rispetto al 2023, a dimostrazione di una lenta evoluzione delle capacità difensive in un contesto di minacce sempre più sofisticate. Consapevolezza e maturità: una struttura a quattro livelli Il report segmenta le PMI in quattro categorie di maturità: Appare chiaro come la sicurezza informatica venga percepita da molte PMI come un costo piuttosto che un asset critico, con conseguenti ritardi nell’adozione di strutture organizzative dedicate e di investimenti specifici. Tecnologie emergenti e rischio informatico: il paradosso dell’innovazione L’introduzione di tecnologie avanzate come l’Intelligenza Artificiale (AI), il Cloud e l’Internet of Things (IoT) ha trasformato radicalmente le dinamiche aziendali. Queste innovazioni, se da un lato migliorano efficienza e scalabilità, dall’altro estendono la superficie di attacco. L’AI è oggi impiegata sia a fini difensivi (ad esempio nel threat detection) sia da attori malevoli per sviluppare attacchi automatizzati, più rapidi e difficili da individuare. L’incremento degli incidenti cyber a livello globale nel 2024 (+12%) e l’impennata registrata in Italia (+65%) rafforzano la necessità di un adeguamento rapido delle strategie di protezione. Vettori d’attacco più rilevanti per le PMI Le principali minacce evidenziate dal Cyber Index 2024 comprendono: Strumenti finanziari e iniziative di sistema: opportunità ancora poco sfruttate A fronte del rischio crescente, strumenti assicurativi e incentivi pubblici rappresentano risorse essenziali per mitigare l’esposizione. Tuttavia, solo il 10% delle PMI ha beneficiato di fondi pubblici o bandi europei, mentre il 30% ignora completamente la loro esistenza. Analogamente, la diffusione delle polizze cyber rimane limitata, sebbene esse possano fornire una significativa rete di protezione in caso di incidente. Formazione e cultura organizzativa: il capitale umano come prima linea difensiva La cybersecurity non può prescindere dalla formazione del personale. L’elemento umano è frequentemente il punto di ingresso degli attacchi informatici, e l’educazione digitale diventa uno strumento strategico. Iniziative come i workshop territoriali promossi da Generali e Confindustria vanno in questa direzione, puntando a una diffusione capillare della cultura della sicurezza. MSSP: outsourcing della sicurezza per una protezione scalabile Il modello del Managed Security Service Provider (MSSP) rappresenta un’alternativa concreta per le PMI con risorse limitate. Affidando la gestione della sicurezza a provider esterni specializzati, le imprese possono beneficiare di tecnologie avanzate (SIEM, EDR, firewall, threat intelligence) e di un monitoraggio continuo, il tutto con una struttura di costi prevedibile e scalabile. Prevenire è meglio che curare In un ecosistema digitale in rapida evoluzione, la cybersicurezza deve diventare una componente centrale nella governance aziendale. Per le PMI italiane, la protezione degli asset informativi non è più opzionale, ma un prerequisito per garantire continuità operativa, competitività e conformità normativa. Una strategia efficace deve integrare tecnologie, processi e persone, in un approccio olistico alla gestione del rischio. Investire oggi nella sicurezza significa tutelare il futuro del sistema economico nazionale.
Bain & Company fa luce sui dazi

Un recente studio di Bain & Company ha messo in luce come le aziende europee si trovino oggi a dover affrontare importanti sfide legate alle catene di approvvigionamento e ai cambiamenti nel commercio globale. In particolare, il 70% delle imprese si dichiara non ancora pronta a reagire efficacemente a un possibile aumento dei dazi doganali nei prossimi 12-24 mesi. Flessibilità e resilienza: nuove priorità strategiche Tuttavia, nonostante la complessità dello scenario, emerge anche una visione costruttiva: il 75% dei Chief Operating Officer intervistati identifica la flessibilità come una priorità strategica, mentre il 60% considera la resilienza come un elemento chiave per garantire continuità e competitività. Strategie di adattamento: reshoring e nearshoring Per rispondere alle nuove sfide, molte aziende stanno valutando il riposizionamento della produzione attraverso strategie di reshoring e nearshoring. Questi approcci, seppur non privi di ostacoli, possono contribuire a ridurre la dipendenza da fornitori lontani e a migliorare la reattività ai cambiamenti del mercato. Innovazione tecnologica al servizio dell’efficienza Al contempo, si registra un crescente interesse verso l’adozione di tecnologie avanzate come l’automazione e l’intelligenza artificiale. Questi strumenti possono giocare un ruolo cruciale nell’aumentare l’efficienza operativa e nella gestione dei rischi legati alla supply chain. Una sfida che può trasformarsi in opportunità Nonostante le preoccupazioni legate ai costi (il 75% delle aziende prevede un aumento tra il 5% e il 20% da parte dei fornitori), l’attuale contesto può rappresentare anche un’opportunità per ripensare modelli operativi e rafforzare la propria posizione nel mercato.
Dazi americani: rafforzano la collaborazione?

Da qualche giorno sono entrati in vigore i nuovi dazi americani. Seppur il mercato abbia reagito in maniera fredda è possibile che questo abbia dato il via ad un processo di collaborazione tra nazioni. I dazi doganali sono imposte applicate sulle merci importate, con l’obiettivo di proteggere le industrie nazionali e correggere squilibri commerciali. Recentemente, l’amministrazione statunitense ha introdotto un dazio minimo del 10% su tutte le importazioni, con tariffe specifiche per determinate regioni. In particolare, le importazioni dall’Unione Europea sono soggette a una tariffa del 20%. Secondo le autorità statunitensi, questa misura mira a promuovere una maggiore reciprocità negli scambi commerciali, bilanciando le differenze tariffarie esistenti. L’impatto sull’Europa e le opportunità emergenti L’introduzione di dazi sulle esportazioni europee potrebbe inizialmente rappresentare una sfida per le aziende dell’UE, aumentando il costo dei loro prodotti sul mercato statunitense e potenzialmente influenzando la competitività. Si tratta di qualcosa di fisiologico in una situazione simile. Le cose potrebbero cambiare rapidamente con nuovi accordi commerciali tra paesi non americani. Tuttavia, questa situazione potrebbe incentivare le imprese europee a diversificare i loro mercati di esportazione, esplorando nuove regioni e riducendo la dipendenza da un singolo mercato. Inoltre, potrebbe stimolare l’innovazione e l’efficienza produttiva, rafforzando la posizione competitiva dell’Europa a livello globale. La risposta della Cina alle misure statunitensi In reazione ai dazi imposti dagli Stati Uniti, la Cina ha annunciato l’applicazione di tariffe del 34% su tutte le importazioni di beni americani a partire dal 10 aprile. Questa mossa è accompagnata da controlli sulle esportazioni di alcuni elementi delle terre rare, fondamentali per diverse industrie tecnologiche. Parallelamente, la Cina ha presentato un reclamo all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), sottolineando l’importanza di risolvere le dispute commerciali attraverso meccanismi multilaterali. Verso una Cooperazione commerciale rafforzata Nonostante le tensioni attuali, queste dinamiche offrono l’opportunità di rafforzare il dialogo internazionale sul commercio equo e reciproco. Le sfide poste dai dazi possono servire da catalizzatore per le nazioni affinché collaborino più strettamente, promuovendo riforme nel sistema commerciale globale che beneficino tutte le parti coinvolte. Inoltre, l’attenzione rinnovata sulle pratiche commerciali può portare a una maggiore trasparenza e a standard più elevati, favorendo un ambiente economico internazionale più stabile e prospero.
Smart working: scattano le nuove regole

A partire dal 12 gennaio 2025, le aziende private che intendono adottare lo smart working devono comunicare telematicamente al Ministero del Lavoro l’inizio o la cessazione del lavoro in modalità agile entro cinque giorni dall’effettiva variazione della prestazione lavorativa. Questo obbligo, sancito dall’articolo 14 della Legge n. 203/2024, è stato ulteriormente chiarito dalla Circolare n. 6/2025 del Ministero del Lavoro. I termini per le comunicazioni di smart working La normativa prevede che il termine di cinque giorni per la comunicazione decorra dalla data di effettivo inizio della prestazione in modalità agile. In caso di modifiche o proroghe dell’accordo, la comunicazione deve avvenire entro cinque giorni dall’evento modificativo. Per le cessazioni anticipate, il termine decorre dalla data di effettiva cessazione del lavoro agile. Ad esempio, se un accordo viene stipulato il 15 gennaio 2025 con inizio dello smart working dal 1° febbraio e termine al 30 giugno 2025, la comunicazione dovrà essere effettuata entro il 6 febbraio 2025. Se il 28 giugno viene concordata una proroga, la comunicazione va effettuata entro il 3 luglio successivo. In caso di cessazione anticipata al 15 maggio, l’impresa dovrà inviare la comunicazione entro il 20 maggio. Regole diverse nel settore pubblico Per le pubbliche amministrazioni, il termine per le comunicazioni obbligatorie è disciplinato dall’articolo 9-bis del Decreto Legge n. 510/1996, che prevede l’invio entro il giorno 20 del mese successivo all’inizio della prestazione in modalità agile. Procedura di invio e sanzioni Le modalità di comunicazione rimangono quelle stabilite dal Decreto Ministeriale n. 149/2022, che prevede l’utilizzo di un’apposita piattaforma telematica. La mancata o tardiva comunicazione comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da 100 a 500 euro per ogni lavoratore interessato. Urp Online È fondamentale che le imprese rispettino questi obblighi per evitare sanzioni e garantire la conformità alle normative vigenti in materia di lavoro agile.
Il packaging italiano pronto a innovare

L’evento promosso da Confindustria Varese ha riunito 183 partecipanti e 89 aziende, ponendo al centro il futuro del packaging sostenibile. Non solo imprese del settore, ma anche rappresentanti di filiere manifatturiere potenzialmente clienti – dall’alimentare alla cosmetica, dalla farmaceutica all’automotive – hanno discusso sfide e opportunità legate alla transizione ecologica del comparto. Barbara Iascone (Istituto Italiano Imballaggio) ha sottolineato segnali di ripresa per il 2024, trainati da alimentare e cosmetica, pur evidenziando il peso crescente delle importazioni. Centrale il tema della normativa UE che, entro il 2030, imporrà imballaggi riutilizzabili o riciclabili in modo sostenibile, con etichettatura uniforme a livello europeo. “Le nuove regole sono una sfida ma anche un’opportunità per rafforzare la competitività europea”, ha commentato Giacomo Bianchi (Confindustria Varese – Bruxelles). Esempi virtuosi arrivano da Carlsberg Italia, con il sistema DraughtMaster per la birra alla spina, e da BTicino Spa, che ha eliminato la plastica dai propri imballi, puntando su materiali certificati e riciclabili. Entrambe le aziende testimoniano l’impegno del tessuto industriale varesino verso un’economia sempre più circolare e sostenibile.
Toppan acquisisce Irplast: obiettivo sostenibilità

Il gruppo giapponese Toppan Holdings, attraverso la controllata indiana Toppan Speciality Films Private Limited, ha firmato un accordo vincolante per l’acquisizione dell’80% di Irplast S.p.A., azienda italiana con sede a Empoli (Firenze), specializzata nella produzione di film BOPP (polipropilene biorientato) ad alte prestazioni. A cedere la quota di maggioranza è Cheyne European Strategic Value Credit S.À.R.L. 2, veicolo lussemburghese controllato dal fondo britannico Cheyne Strategic Value Credit, che aveva rilevato Irplast nel 2020. Il closing dell’operazione è previsto per aprile 2025, subordinato al soddisfacimento di alcune condizioni. Il restante 20% del capitale sociale resterà in mano al management attuale, rappresentato dall’amministratore delegato Fausto Cosi e dal direttore operativo Luca De Bartolo, che continueranno a guidare l’azienda. Profilo industriale di Irplast Con un fatturato di 120 milioni di euro nel 2023, di cui il 75% generato all’estero, e 380 dipendenti dislocati tra Empoli e i due stabilimenti di Atessa (Chieti), Irplast rappresenta un’eccellenza industriale italiana nel settore del packaging. Recentemente l’azienda ha annunciato un investimento di 50 milioni di euro per una nuova linea produttiva ad alta tecnologia ad Atessa, capace di triplicare la produzione di film ad alte prestazioni. Strategia globale e sostenibilità Grazie a questa acquisizione, Toppan mira a integrare il know-how e le tecnologie produttive avanzate di Irplast, rafforzando la propria offerta di soluzioni innovative e sostenibili nel mercato globale del packaging. L’operazione apre la strada a importanti sinergie operative e commerciali tra i due gruppi, con l’obiettivo di espandere ulteriormente la presenza internazionale e rispondere in modo efficace alle nuove normative europee in tema di sostenibilità e riduzione delle emissioni di CO₂. “L’ingresso in Toppan Group ci consentirà di crescere ulteriormente e affrontare le sfide del mercato internazionale con maggiore forza e innovazione”, ha dichiarato l’ad Fausto Cosi. “Il nostro know-how è perfettamente allineato con la visione strategica di Toppan.” Advisor legali coinvolti Numerosi gli studi legali coinvolti nell’operazione. Toppan è stata assistita dallo studio Bird & Bird per gli aspetti corporate, con un team guidato dal partner Alberto Salvadè, affiancato da Maurizio Pinto e Vanessa Sebastianutti. Gli aspetti legati al golden power sono stati seguiti da Simone Cadeddu e Jacopo Nardelli. In India, la società è stata supportata da Shardul Amarchand Mangaldas & Co., con i partner Rudra Kumar Pandey, Amanjot Malhi, Vishal Nijhawan e l’associate Sneha Kalia. Cheyne Strategic Value Credit è stata assistita da Chiomenti, con un team composto dai partner Antonio Tavella e Corrado Borghesan, insieme a Benedetta Gizzi e Francesca Andrisani. Il partner Giulio Napolitano e l’associate Tommaso Mazzetti di Pietralata hanno seguito i profili golden power. Il management di Irplast è stato affiancato da BonelliErede, con il partner Gianfranco Veneziano, il managing associate Edoardo Fratini e l’associate Bianca Grisostomi Travaglini.
Visual-language-action pronti a innovare la robotica

L’integrazione tra intelligenza artificiale e robotica sta vivendo un’accelerazione senza precedenti, grazie ai modelli Vision-Language-Action (VLA). Queste tecnologie avanzate non solo migliorano le capacità percettive e decisionali dei robot, ma aprono nuove opportunità per le imprese che vogliono ottimizzare processi, ridurre i costi operativi e potenziare l’efficienza in diversi settori. Vision-Language-Action: un salto evolutivo per la robotica I modelli VLA combinano la visione artificiale, la comprensione del linguaggio naturale e la capacità di eseguire azioni fisiche in ambienti reali. A differenza delle soluzioni tradizionali, che richiedono rigide programmazioni e scenari predefiniti, i sistemi VLA possono adattarsi in modo dinamico a contesti imprevedibili, aumentando l’autonomia dei robot e migliorando le interazioni con l’ambiente. Un robot con tecnologia VLA può interpretare comandi vocali e testuali con precisione contestuale, migliorando l’interazione uomo-macchina. Può analizzare e comprendere immagini per identificare oggetti e situazioni, aumentando la sicurezza e l’efficienza operativa. Inoltre, è in grado di eseguire azioni basate su istruzioni complesse, riducendo l’intervento umano e migliorando la produttività. Queste capacità rendono i sistemi VLA strumenti essenziali per le imprese che vogliono implementare soluzioni robotiche intelligenti, flessibili e altamente performanti. AI e robotica: un’integrazione strategica L’AI applicata alla robotica non è più solo un’idea futuristica, ma una realtà concreta che sta trasformando diversi settori. Nell’industria manifatturiera, ad esempio, i robot possono adattarsi a nuove linee di produzione senza riprogrammazione manuale, riducendo i tempi di setup e migliorando la qualità del prodotto. Nella logistica e nella gestione dei magazzini, i sistemi intelligenti riconoscono e gestiscono gli inventari in tempo reale, ottimizzando il flusso delle merci e riducendo gli errori umani. Nel settore sanitario, gli assistenti robotici interagiscono con pazienti e personale medico, migliorando l’efficienza ospedaliera e supportando procedure complesse. Nel retail e nel customer service, le interfacce conversazionali avanzate permettono un’interazione naturale con i clienti, potenziando l’esperienza utente e personalizzando i servizi offerti. In agricoltura, i robot dotati di AI monitorano le coltivazioni, identificano parassiti e ottimizzano l’irrigazione, aumentando la resa produttiva. Nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture, le macchine autonome eseguono lavori complessi riducendo i rischi per i lavoratori e garantendo maggiore precisione nei processi edilizi. Opportunità di business per le aziende L’adozione della tecnologia VLA rappresenta un vantaggio competitivo per le aziende che vogliono rimanere all’avanguardia. Investire in soluzioni AI per la robotica permette di aumentare la produttività, rendendo i processi più veloci ed efficienti e riducendo i tempi di esecuzione. La riduzione dei costi è un altro grande beneficio, poiché diminuisce la necessità di supervisione umana, riduce gli sprechi e limita gli errori operativi. Inoltre, queste tecnologie permettono di espandere le capacità aziendali, rendendo possibile operare in ambienti complessi e variabili e migliorando la flessibilità operativa. La sicurezza sul lavoro migliora notevolmente, grazie alla possibilità di utilizzare robot intelligenti in ambienti ostili o critici, riducendo i rischi per i lavoratori. Infine, l’adozione di soluzioni AI avanzate offre la possibilità di accedere a nuovi mercati, automatizzando compiti prima impensabili e consentendo alle aziende di ampliare la propria offerta e competere in settori innovativi. Guardando al futuro Il futuro della robotica con AI è orientato verso modelli sempre più autonomi e capaci di apprendere dall’esperienza. Tecnologie emergenti come RT-2, OpenVLA e π0 stanno già dimostrando il potenziale di questi sistemi nell’adattarsi a compiti mai visti prima. L’integrazione dell’intelligenza artificiale con la robotica 3D e la capacità di operare in ambienti altamente dinamici porterà a una nuova generazione di macchine intelligenti. Per gli imprenditori, questo rappresenta una chiara opportunità di crescita. Integrare AI e robotica oggi significa essere pionieri di un cambiamento epocale che ridefinirà l’efficienza operativa e l’innovazione aziendale nei prossimi anni. Le aziende che iniziano ora a integrare i sistemi VLA potranno costruire un vantaggio competitivo significativo, trasformando la robotica in un asset strategico per la crescita e l’innovazione. L’intelligenza artificiale sta ridefinendo le regole del business, e il successo futuro dipenderà dalla capacità di adattarsi e innovare in questo nuovo scenario tecnologico.
Small nuclear reactor: Maire investe

Nel panorama energetico italiano, l’attenzione verso soluzioni innovative e sostenibili è in costante crescita. La transizione energetica è una delle sfide più rilevanti del nostro tempo, e la necessità di fonti energetiche affidabili e a basse emissioni di carbonio sta spingendo molte aziende a investire in nuove tecnologie. In questo contesto, Maire S.p.A., attraverso la sua controllata NEXTCHEM, ha siglato un accordo strategico con newcleo Holding SA per sviluppare un reattore nucleare avanzato modulare (AMR) da 200 MWe. Questo progetto rappresenta un passo significativo verso la reintroduzione dell’energia nucleare in Italia, dopo decenni di assenza, con l’obiettivo di rendere il paese meno dipendente dalle importazioni energetiche e garantire una maggiore sicurezza nell’approvvigionamento di elettricità. Dettagli dell’accordo La joint venture prevede che NEXTCHEM fornisca servizi tecnici altamente qualificati per la realizzazione di centrali elettriche basate sulla tecnologia AMR di newcleo. L’accordo sottolinea l’impegno di Maire nel supportare lo sviluppo di soluzioni energetiche innovative, facendo leva sulle proprie competenze ingegneristiche e industriali. Secondo il piano di newcleo, il primo prototipo non nucleare del reattore dovrebbe essere pronto entro il 2026 in Italia, mentre il primo reattore operativo è previsto in Francia entro la fine del 2031. La decisione finale di investimento per la prima centrale commerciale è attesa intorno al 2029. L’iniziativa non solo favorisce l’introduzione di una tecnologia nucleare più avanzata, ma pone anche le basi per la creazione di un ecosistema industriale dedicato al nucleare di nuova generazione in Italia. Maire e newcleo puntano a coinvolgere imprese locali, istituti di ricerca e università per sviluppare competenze e conoscenze necessarie alla produzione e gestione di questi reattori modulari, creando opportunità di crescita economica e occupazionale. Tecnologia e sostenibilità Il reattore LFR-AS-200 utilizza la tecnologia Lead-cooled Fast Reactor, alimentato con combustibile MOX (Mixed Oxide) derivato dal riprocessamento di scorie nucleari. Questa scelta tecnologica non solo migliora l’efficienza energetica, ma contribuisce anche alla riduzione dei rifiuti radioattivi, allineandosi con le priorità governative per la transizione energetica e la diminuzione della dipendenza dalle importazioni. Il design di questi reattori è studiato per garantire una maggiore sicurezza rispetto ai reattori tradizionali, grazie all’uso del piombo come refrigerante, che consente di ridurre il rischio di incidenti e migliorare la stabilità operativa. Un altro elemento distintivo è la modularità di questi reattori, che permette una maggiore flessibilità nella costruzione e nell’installazione. Questo consente di ridurre i tempi e i costi di realizzazione delle centrali, rendendo l’energia nucleare una soluzione più accessibile per i paesi che cercano alternative sostenibili ai combustibili fossili. Piani futuri dell’azienda Oltre allo sviluppo del reattore AMR da 200 MWe, Maire S.p.A. sta esplorando ulteriori opportunità nel settore dell’energia nucleare avanzata. L’azienda intende ampliare la propria presenza nel mercato internazionale attraverso collaborazioni strategiche e investimenti in tecnologie emergenti. Inoltre, Maire prevede di partecipare attivamente a progetti di ricerca e sviluppo focalizzati sulla sicurezza nucleare, l’efficienza energetica e la gestione sostenibile dei rifiuti radioattivi. Nei prossimi anni, Maire si concentrerà anche sul rafforzamento della propria rete di partner industriali per favorire la creazione di un’infrastruttura nucleare in grado di supportare la diffusione degli AMR in diversi paesi. Il settore dell’energia nucleare modulare è destinato a crescere rapidamente, e Maire punta a posizionarsi tra i principali attori del mercato, contribuendo allo sviluppo di nuove soluzioni per la produzione di energia pulita e affidabile. Implicazioni per il settore industriale Per gli imprenditori e gli addetti ai lavori, questo accordo rappresenta un’opportunità significativa. L’investimento di Maire nel nucleare apre nuove prospettive nel settore energetico italiano, offrendo possibilità di collaborazione in progetti ad alta tecnologia e sostenibilità. Inoltre, l’iniziativa potrebbe stimolare ulteriori investimenti e innovazioni, rafforzando la posizione dell’Italia nel panorama energetico europeo. L’industria manifatturiera e ingegneristica italiana potrebbe trarre importanti benefici dalla crescita di questo settore, con nuove opportunità per la fornitura di componenti, materiali avanzati e soluzioni tecnologiche dedicate ai reattori modulari. Il coinvolgimento delle imprese italiane in questi progetti potrebbe rafforzare l’intero comparto industriale, generando ricadute positive in termini di occupazione e sviluppo tecnologico.
Incentivi rinnovabili 2025: al via il 4 aprile

A partire dal 4 aprile 2025, le piccole e medie imprese (PMI) italiane avranno l’opportunità di richiedere incentivi per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare attraverso l’installazione di impianti fotovoltaici e mini-eolici. Questa iniziativa, promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), è finanziata con 320 milioni di euro nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Chi può beneficiare degli incentivi? Le agevolazioni sono destinate alle PMI attive su tutto il territorio nazionale, regolarmente iscritte al Registro delle Imprese. Le imprese non residenti in Italia devono attestare la loro personalità giuridica nel paese di origine e, al momento della prima erogazione, dimostrare la disponibilità di un’unità produttiva sul suolo italiano. È essenziale che le aziende siano operative, non in stato di liquidazione o sottoposte a procedure concorsuali con finalità liquidatoria, e che non siano destinatarie di ordini di recupero per aiuti di Stato dichiarati illegali dalla Commissione Europea. Inoltre, devono adottare un regime di contabilità ordinaria e aver approvato e depositato almeno un bilancio, o presentato una dichiarazione dei redditi nel caso di imprese individuali. Settori esclusi Alcuni settori sono esclusi dagli incentivi, tra cui: Tuttavia, le imprese del settore automotive possono accedere agli incentivi se rispettano specifiche condizioni, come operare nel campo della produzione di veicoli e componenti e impegnarsi in progetti di riconversione industriale. Entità degli incentivi Le agevolazioni sono concesse sotto forma di contributo in conto impianti e coprono: È prevista una riserva del 40% delle risorse per le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Spese ammissibili Sono considerate ammissibili le spese, al netto dell’IVA, relative a: Le spese devono essere sostenute successivamente alla presentazione della domanda di agevolazione. Presentazione delle domande Le domande potranno essere presentate a partire dalle ore 12:00 del 4 aprile 2025 tramite la piattaforma informatica predisposta dal MIMIT. Le richieste saranno valutate in base all’ordine cronologico di presentazione e fino all’esaurimento delle risorse disponibili. Valutazione delle domande Le richieste saranno esaminate seguendo una procedura a sportello, basata sull’ordine di arrivo, fino a esaurimento dei fondi disponibili. La valutazione prevede la verifica dei requisiti dei proponenti e dell’ammissibilità delle spese.
Manus AI: una nuova via?

Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) ha compiuto progressi significativi, integrandosi in vari settori e rivoluzionando processi aziendali e operativi. Assistenti virtuali, chatbot e sistemi di automazione sono diventati strumenti essenziali per le imprese che cercano efficienza e innovazione. Tuttavia, la maggior parte di queste soluzioni richiede ancora un’interazione umana costante, limitando il loro potenziale di autonomia. Manus AI: un nuovo passo verso l’autonomia In questo contesto, emerge Manus AI, un agente autonomo sviluppato dalla startup cinese Monica, lanciato ufficialmente il 6 marzo 2025. Manus AI si distingue per la capacità di eseguire compiti complessi senza la necessità di prompt umani continui, operando in modo asincrono nel cloud. Questo significa che può gestire attività come l’analisi di dati, la scrittura di rapporti e la generazione di contenuti in completa autonomia, migliorando significativamente l’efficienza operativa delle aziende. Una delle caratteristiche distintive di Manus AI è la sua architettura multi-agente, che gli consente di suddividere compiti complessi in sottocompiti gestiti da agenti specializzati. Ad esempio, nella selezione del personale, Manus può analizzare autonomamente un gran numero di curriculum, valutando competenze e esperienze pertinenti, e fornire una classifica dettagliata dei candidati ideali. Inoltre, la sua integrazione con strumenti come browser web e editor di codice gli permette di recuperare informazioni in tempo reale e automatizzare flussi di lavoro complessi. Può Manus AI superare DeepSeek? L’arrivo di Manus AI solleva la questione se possa competere con soluzioni già affermate come DeepSeek, un’altra IA cinese nota per i suoi bassi costi di inferenza e l’efficienza nei processi. DeepSeek ha rapidamente integrato la sua tecnologia in vari settori in Cina, diventando motivo di orgoglio nazionale. Tuttavia, mentre DeepSeek si concentra sull’efficienza e sui costi, Manus punta sull’autonomia completa e sulla capacità di gestire compiti senza supervisione umana, offrendo un valore aggiunto alle imprese che cercano soluzioni completamente automatizzate. Dubbi e criticità Nonostante le promesse, emergono dubbi sull’affidabilità e sull’accuratezza di Manus AI. Test preliminari hanno evidenziato alcune carenze, come l’utilizzo di dati simulati e la generazione di contenuti non originali, sollevando interrogativi sulla sua prontezza per un uso indipendente. Inoltre, l’adozione di tali tecnologie solleva questioni etiche e operative, come la necessità di supervisione umana in processi decisionali critici e le implicazioni sulla forza lavoro esistente.