La Transizione energetica richiede nuovi modi di pensare e di interpretare il territorio che ci circonda. Le opportunità non sono solo sulla terra ma anche nel mare, ma come?
Può davvero essere un’alternativa?
Secondo il Global Wind Energy Council l’Italia potrebbe essere il terzo mercato per quanto riguarda l’eolico. Infatti l’Italia è un paese largamente costiero in una posizione relativamente favorevole per quanto riguarda i venti. Chiaro è quindi che sarebbe possibile sfruttare meglio questa risorsa piazzando nei punti giusti le pale eoliche.
Tipi di tecnologie diverse
Non tutte le pale eoliche sono uguali, infatti alcune vanno installate sulle montagne per catturare queste correnti e sono le più comuni sul territori di tutta la penisola italiana. Le altre sono quelle che si installano nel mare ma esistono diverse soluzioni rispetto al passato.
- le pale eoliche tradizionali sono quelle che vengono ancorate al fondale del mare per questioni di stabilità ma è ovvio che il fondale deve avere una certa profondità e alcune caratteristiche;
- le pale eoliche offshore galleggianti che sfruttano una tecnologia innovativa che evita l’ancoraggio e, quindi, permette di piazzare le pale eoliche con molta più libertà.
Sfatiamo qualche mito
Per quanto riguarda l’adozione di queste soluzioni spesso ci sono dei pregiudizi che influiscono anche sulle installazioni. Oggi cerchiamo di sfatare qualche mito a riguardo.
Le pale eoliche deturpano il territorio, mare compreso: un impianto di nuova generazione con la capacità di galleggiare può essere piazzato a oltre 12 km per un impatto visivo minimo che quasi si azzera se si superano i 28 km.
Alcuni pensano si tratti di tecnologie troppo costose per essere utilizzate su larga scala ma negli ultimi anni il costo di questi impianti sta diminuendo rendendo sempre più conveniente il suo uso.
Inoltre, al contrario degli impianti terrestri, la produzione è più costante perché a largo il vento, seppur in misura minima, è quasi sempre presente.