
Come nasce il progetto ErgoCub?
Nasce da un progetto anche in collaborazione con altri partner europei, iCub, che esplorava la creazione di un robot come progetto di ricerca. Da questo poi nasce ErgoCub, in collaborazione con INAIL, con l’obiettivo di capire come un robot umanoide possa aiutare a prevenire infortuni sul lavoro.
Perché proprio INAIL?
Secondo le statistiche circa il 70% degli infortuni sul lavoro coinvolgono l’apparato muscolo scheletrico, questo significa che è un’area molto critica d’intervento. Questo vuol dire che le attività manuali sono prevalenti nel sistema produttivo italiano. Un robot come ErgoCub quindi ha un ruolo fondamentale nella prevenzione. Intanto stavamo anche lavorando ad un altro progetto nell’ambito dell’abbigliamento smart che monitori i rischi sul lavoro, un binomio interessante.
Come l’IA aiuta in un progetto del genere?
L’IA è essenziale in un progetto come quello di ErgoCub perché permette di sviluppare un movimento quanto più possibile vicino a quello umano. ErgoCub è mosso da un’intelligenza artificiale cognitiva, in grado di interfacciarsi con il mondo, di capirlo e di interagire con gli esseri umani. L’altra IA è motoria, e questo è l’elemento più critico in quanto ErgoCub deve operare con operatori in carne e ossa.
Come viene recepito ErgoCub in un contesto lavorativo?
Il lavoro più grande è quello di rendere intellegibile lo stato del robot, quindi in poche parole le “espressioni” del robot, tramite led o altri sistemi. Questa è una sperimentazione da fare sul campo.
ErgoCub può essere connesso ad un gestionale?
Al momento non abbiamo affrontato questa tematica ma è chiaro che dovrà essere reso possibile al momento di una sua effettiva implementazione in un contesto d’impresa.
A che punto è della sperimentazione?
Al momento il test più avanzato è sulla parte di abbigliamento smart, che è già molto avanti come sviluppo. Per quanto riguarda i robot stiamo cercando aziende insieme a Confindustria per validare definitivamente il progetto sul campo. Ovviamente noi stiamo testando già in laboratorio la soluzione.
Il futuro è dei cobot o dei robot?
Dipende dalle situazioni di utilizzo. In contesti aziendali lo spazio per i cobot, quindi per una collaborazione stretta tra operatori umani e macchine intelligenti sarà sempre più frequente e proficua. Questo perché si potranno unire le forze verso un obiettivo comune aumentando le capacità dell’uomo.
Dall’altro lato esistono ed esisteranno specifici compiti che saranno più adatti ad essere svolti solo da robot. D’altro canto questo creerà altri lavori necessari.
Il punto è anche quello di saper gestire la rapida evoluzione della situazione da un punto di vista di welfare.
La più grande sfida che avete affrontato durante lo sviluppo?
Probabilmente la sfida più grande è stata progettare tutto durante la pandemia. I componenti non erano reperibili con facilità. Inoltre è stato molto difficile superare coniugare la meccanica del robot con la capacità di interagire con un essere umano.
Quanto sono utili processori interamente dedicati al calcolo IA?
Si tratta di una risorsa immensa e molto utile per chi ha bisogno di sviluppare un progetto simile. Il problema al momento è la reperibilità perché ad ora non se ne producono molti e i colossi tech ne acquistano molti. Inoltre i costi sono molto alti.
Esiste un meccanismo di collaborazione europea per progetti di questo tipo?
La collaborazione esiste ma bisogna tenere a mente che per far funzionare una collaborazione occorre avere un progetto finanziato. Questo non è sempre facile in questa fase storica in Europa. Non di rado si lavora su progetti in collaborazione con aziende esterne.
Cosa ti ha impressionato di più nell’ultimo anno?
La prima cosa è ChatGPT, senz’altro una rivoluzione che dal punto di vista tecnico segna un importante momento per la tecnologia che utilizza.
La seconda cosa è la crescita di progetti dedicati alla robotica umanoide in tutto il mondo, questo è un indicatore del fatto che stiamo vivendo un periodo di forte accelerazione. Il futuro per questa tecnologia appare molto roseo.