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Meccanica italiana: prospettive per il 2025

Un altro anno giunge al termine e le sfide che si avvicinano sono tante. In un contesto economico non semplice e con grandi adeguamenti da compiere cosa succederà nel 2025? Proviamo a tracciare un quadro più chiaro. Trasformazioni necessarie I prossimi anni saranno caratterizzati da una transizione ecologica e tecnologica. Infatti questi due binari guideranno l’evoluzione industriale per rendere tutto più efficiente. La meccanica italiana, che da sola rappresenta circa il 10% del PIL industriale nazionale e offre lavoro a oltre 1,6 milioni di persone, è chiamata a rinnovarsi radicalmente per restare al passo con le richieste del mercato internazionale e delle normative europee in materia di sostenibilità. Il contesto normativo europeo, tratteggiato dal Green Deal e dai target di decarbonizzazione fissati per il 2030 e il 2050, impone standard sempre più stringenti. La digitalizzazione, d’altro canto, si pone come il mezzo per accelerare questa transizione, grazie all’adozione di tecnologie come l’IoT, l’intelligenza artificiale e la robotica avanzata, che consentono di ottimizzare i processi produttivi, ridurre i consumi energetici e limitare gli sprechi. Il ruolo della sostenibilità Gli incentivi e i progetti del PNRR sono un volano importante per la crescita e il cambiamento del modo di produrre e fare meccanica. Tuttavia, la sostenibilità non si limita all’efficienza energetica o alla riduzione delle emissioni di CO₂. Riguarda anche la gestione delle risorse, come l’acqua e i materiali, e l’intero ciclo di vita dei prodotti, dalla progettazione al riciclo. Un esempio virtuoso è rappresentato dalle aziende che hanno investito in macchinari più efficienti e tecnologie per il recupero dei materiali, riducendo al contempo i costi e aumentando la competitività. Queste pratiche stanno diventando la norma, piuttosto che l’eccezione, in un mercato sempre più orientato verso la sostenibilità come requisito fondamentale. Digitalizzazione e industria 5.0 Parallelamente, l’adozione di tecnologie digitali è il cuore pulsante della trasformazione del settore. La meccatronica, sintesi tra meccanica, elettronica e informatica, si sta affermando come il paradigma dominante. Attraverso l’automazione avanzata e la connettività, le aziende possono monitorare in tempo reale le proprie operazioni, prevedere guasti e ottimizzare l’intera catena produttiva. Un caso emblematico è rappresentato dall’introduzione di gemelli digitali (digital twins), modelli virtuali che simulano il comportamento reale di macchinari e impianti. Queste soluzioni non solo migliorano l’efficienza, ma permettono anche di testare innovazioni in un ambiente virtuale prima di implementarle fisicamente, riducendo i rischi e i costi associati. Un passo in avanti deciso che consente di avanzare con molta più sicurezza verso un futuro tecnologico importante. Le sfide del settore Il futuro presenta anche alcuni ostacoli che vanno superati per mantenere competitività nel tempo. Uno dei principali riguarda la carenza di competenze. La transizione digitale richiede personale altamente qualificato, ma il sistema formativo non sempre riesce a rispondere adeguatamente alle esigenze delle imprese. Anche il contesto economico e geopolitico internazionale rappresenta un’incognita. La dipendenza dell’industria meccanica da mercati esteri, sia per l’export che per l’importazione di materie prime e componenti, rende il settore vulnerabile a crisi globali, come quelle causate dalla pandemia e dal conflitto in Ucraina. Le proposte delle associazioni di categoria Anima Confindustria, che rappresenta oltre 60 associazioni del settore meccanico, ha tracciato una roadmap per sostenere il comparto in questo delicato momento storico. Tra le priorità evidenziate vi sono il sostegno all’internazionalizzazione, lo sviluppo di politiche energetiche sostenibili e l’ottimizzazione dell’utilizzo dei fondi del PNRR. L’obiettivo è creare un ecosistema industriale che possa competere sui mercati globali, garantendo al contempo un futuro sostenibile. Questo implica non solo investimenti in tecnologia, ma anche una maggiore attenzione alle competenze e alla formazione, con programmi specifici per giovani e professionisti del settore. Eccellenze italiane e best practices In questo scenario, alcune aziende italiane si distinguono per la loro capacità di innovare e affrontare le sfide della transizione. Ad esempio, nel settore delle macchine utensili, molte imprese stanno adottando soluzioni integrate basate sull’intelligenza artificiale per ottimizzare la produzione e ridurre l’impatto ambientale. Un’altra storia di successo riguarda i compressori industriali, dove aziende leader stanno investendo in tecnologie di recupero del calore e in sistemi di controllo digitali per migliorare l’efficienza energetica. Questi esempi non solo dimostrano la vitalità del settore, ma rappresentano anche un modello da seguire per altre realtà imprenditoriali.

Industria 4.0? Il passato, siamo pronti per la 5.0

In un contesto in continuo mutamento l’industria è alla ricerca continua di tecnologie e processi che permettano di mantenere competitività. Il governo ha recentemente lanciato l’incentivo “Transizione 5.0“, una misura che mira a stimolare l’adozione di tecnologie avanzate e la trasformazione digitale delle imprese, garantendo così maggiore competitività nel contesto globale. Quali strumenti incentivati L’obiettivo principale è promuovere l’integrazione di tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, l’Internet of Things (IoT), la robotica avanzata e l’automazione, la blockchain, e la cybersecurity nei processi produttivi. Inoltre, si pone l’accento sull’importanza di una produzione sostenibile, spingendo le imprese ad adottare soluzioni che riducono l’impatto ambientale, migliorando l’efficienza energetica e promuovendo l’economia circolare. L’incentivo si rivolge a tutte le aziende del settore manifatturiero, senza distinzioni di dimensioni, e include anche contributi per la formazione del personale, essenziale per gestire e sfruttare al meglio le nuove tecnologie introdotte. Requisiti Per usufruire al meglio del nuovo incentivo, le imprese devono prestare particolare attenzione a diversi aspetti: Tempi L’incentivo Transizione 5.0 è già attivo e le aziende interessate possono iniziare a presentare le proprie domande. Tuttavia, è importante agire tempestivamente, i fondi per il biennio ammontano circa 6 miliardi di euro. Il termine ultimo per la presentazione delle domande è fissato per il 31 dicembre 2024, ma si raccomanda di non attendere l’ultimo momento per avviare la procedura. Piattaforma dedicata Le aziende possono richiedere l’incentivo tramite il portale ufficiale del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE). Sul sito del MISE è possibile accedere a tutte le informazioni necessarie, comprese le linee guida dettagliate, i moduli di domanda e i contatti per assistenza. Inoltre, è consigliabile consultare anche le associazioni di categoria e i consulenti specializzati per ottenere supporto nella preparazione e presentazione della domanda.

Stipendi metalmeccanici in aumento: continua la partita dei rinnovi

La situazione dei metalmeccanici in Italia è stata molto discussa negli ultimi mesi. Nonostante sul tavolo della discussione ci sia ancora il rinnovo l’aumento è già arrivato. I metalmeccanici lo vedranno a partire da giugno. Le nuove tabelle retributive L’adeguamento degli stipendi non è dovuto a un nuovo rinnovo contrattuale, ma all’ultimo adeguamento stipendiale previsto dal CCNL Metalmeccanici Industria 2021-2024. L’ISTAT ha ufficializzato il valore dell’indice IPCA-NEI (Ipca al netto degli energetici importati) per il 2023, fissato al 6,9%. Questo valore ha superato gli incrementi retributivi complessivi inizialmente previsti per giugno 2024. Pertanto, in base all’accordo sottoscritto da FIM – CISL, FIOM – CGIL, UILM – UIL e FEDERMECCANICA – ASSISTAL, si procederà con un aumento dei minimi tabellari del 6,9%. Ecco quindi le tabelle retributive aggiornate: Livello di inquadramento | Minimo stipendiale da 06-2023 a 05-2024 | Adeguamento IPCA giugno 2024 (6.9%) | Totale stipendio lordo da giugno 2024 Un accordo ancora da cercare L’IPCA-NEI, un indice che esclude i beni energetici importati, è stato ufficialmente fissato al 6,9% dall’ISTAT il 7 giugno 2024. Questo incremento è stato determinato per garantire che i salari dei lavoratori metalmeccanici tengano il passo con l’inflazione e l’aumento del costo della vita. L’adeguamento dei minimi contrattuali previsto dal CCNL del 5 febbraio 2021 riflette questo incremento, assicurando che i lavoratori vedano un adeguamento significativo nei loro stipendi. Gli aumenti salariali per i lavoratori metalmeccanici non sono gli ultimi. Infatti, al momento, le parti sociali, che includono rappresentanti dei sindacati e delle associazioni di categoria come FIM – CISL, FIOM – CGIL, UILM – UIL e FEDERMECCANICA – ASSISTAL, stanno discutendo ulteriormente il rinnovo del CCNL Metalmeccanici Industria per il periodo 2024-2027. I temi sul tavolo non sono solo di carattere monetario ma spaziano su diversi temi. Inflazione e aumenti Gli aumenti salariali sono fondamentali per diversi motivi. In primo luogo, aiutano i lavoratori a mantenere il loro potere d’acquisto in un contesto economico caratterizzato da inflazione e aumento dei costi. Ricordiamo che nel 2023 l’inflazione ha chiuso l’anno al 5,7% totale. Nel mese di maggio 2024, invece, si registra un +0,4%, si tratta quindi di una situazione economica instabile e non priva di insidie. In secondo luogo, contribuiscono a migliorare il morale e la motivazione dei lavoratori, che vedono riconosciuti i loro sforzi e il loro contributo all’industria. In un settore da sempre strategico per l’economia italiana è fondamentale mantenere attrattività per non disperdere il know-how e attirare sempre nuovi talenti. I

3 consigli per mantenere sicura la tua azienda

Nel corso del 2023 l’industria manifatturiera ha visto aumentare del 25% gli attacchi hacker. Questo perché si tratta di aziende che lavorano in un settore particolarmente interessante e per via della dimensione media dell’industria italiana. Non sempre gli investimenti in sicurezza sono percepiti come necessari ma lo diventano ogni giorno di più. Oggi diamo 3 consigli basilari per dormire sonni più tranquilli. Controllo delle periferiche Uno dei punti deboli più sottovalutato è quello che riguarda le periferiche inserite nei dispositivi aziendali. Periferiche USB come SSD portatili o chiavette possono diventare fonte di problemi se non monitorate. Infatti non possiamo prevedere l’utilizzo che ne ha fatto chi la possiede prima di entrare in contatto con i nostri computer. Per questo dovresti stabilire delle regole per evitare di essere soggetto a contaminazioni da parte di periferiche removibili non sicure. Attenzione ai destinatari delle email Con l’avvento delle AI generative le cose si stanno facendo sempre più complicate. Se un tempo le mail di phishing erano molto più riconoscibili oggi bisogna prestare attenzione perché a volte ne riceverai alcune davvero molto credibili. Ecco cosa puoi fare per scoprire mail malevole: Proteggere le proprie macchine smart Con l’arrivo dell’industria 4.0 le macchine sono diventate sempre più smart, in grado di dialogare con la rete e semplificare molte operazioni. Una rivoluzione a tutti gli effetti che però ha anche dei lati negativi. Essendo connesse, le macchine possono diventare oggetto di attacco. Ecco quindi che occorre proteggerle:

Parliamo di facilitazione con Andrea Romoli

Chi è Andrea Romoli? Da due anni e mezzo sono facilitatore LEGO® SERIOUS PLAY®, in precedenza ho ottenuto due certificazioni: Design Thinking e Design Sprint.  Negli anni precedenti ho avuto esperienze tecniche di vario tipo come sistemista e ruoli affini. Ho organizzato il Mashable Social Media Day, partito da una partecipazione di nicchia si è trasformato in un evento con più di cento speaker. Poi ho conosciuto Fabrizio Faraco con il quale organizzavamo eventi. Lui era già facilitatore LEGO® SERIOUS PLAY® e mi ha trasmesso la sua passione per la materia. Da lì le cose si sono evolute e lo sono diventato anche io. Che ruolo ha un facilitatore? Si tratta di un professionista neutrale rispetto al team che partecipa al workshop e cerca di favorire un clima che porti a delle soluzioni ai problemi aziendali. Si tratta di un ruolo non sempre semplice. A che tipo di settori si può applicare? La metodologia è senza contenuto, quindi è possibile applicarla a tutti i settori senza limitazioni. Anche nel manifatturiero può essere applicato e questo rende il metodo estremamente versatile. Il kit varia a seconda della situazione e della durata del workshop.  Quanto è stata utile la tua esperienza pregressa? Gestire team, organizzare eventi è utile ma ciò che mi ha dato più strumenti è proprio il training per arrivare a diventare facilitatore LEGO® SERIOUS PLAY®. Senza adeguata formazione sarebbe impossibile svolgere il proprio lavoro con profitto. Come si organizza un workshop di successo? Serve una location adeguata alle dimensioni dell’evento ma anche il numero giusto di partecipanti. Per questo bisogna essere disposti a pubblicizzare adeguatamente l’evento. In questo senso la mia presenza social aiuta moltissimo a creare il giusto seguito. Strutturare il workshop correttamente rispetto agli argomenti, alla durata e alle pause per permettere di assimilare tutto agli utenti.  Quali sono stati gli eventi che ti sono rimasti più eventi? Il workshop per diventare Facilitatore è stata un’esperienza incredibile perché ti mette alla prova in molti modi e ti permette di conoscere te stesso in modi che non pensavi.  C’è stato un progetto particolare nel quale sei stato coinvolto? Una startup che ha ottenuto un grande finanziamento che aveva un grande problema di comunicazione tra le sedi aziendali nei diversi Paesi. Abbiamo quindi organizzato un workshop per elaborare una strategia di comunicazione interna. Durante l’evento hanno quindi individuato molti problemi che non sapevano di avere. Si può applicare successivamente quanto imparato? Quando hai imparato i principi guida durante l’evento li puoi seguire sempre. Se hai bisogno di avere un facilitatore in azienda puoi far intraprendere questo percorso ad un collaboratore. Ma si tratta di un percorso lungo e difficile.  Cosa impari dalle aziende nel corso del tuo lavoro? Ogni occasione permette di affinare le mie competenze per svolgere il ruolo al meglio. Ogni azienda ha il suo modo di affrontare i problemi e le sue procedure. Per questo è necessario comprendere al meglio il contesto nel quale si applica il processo. Gli altri metodi che conosci in che contesti si applicano? Design Sprint e Design Thinking si applicano bene nell’ambito startup ma possono anche essere applicati in contesti differenti. L’importante è che si bilanci correttamente la parte pratica da quella teorica o si corre il rischio di non assimilare correttamente i concetti.  L’IA che ruolo potrà avere nel tuo campo? Probabilmente in parte verrà toccato dall’arrivo di una tecnologia così importante. Nel breve periodo non credo però che vedremo novità eclatanti. Sicuramente potrà aiutarci intervenendo sulla costruzione del workshop.  L’ambiente startup italiano in che situazione è? Senz’altro si tratta di un ambiente vivace ma non è facile riuscire ad emergere in un contesto come quello italiano. Stanno nascendo iniziative anche delle istituzioni per facilitare l’accesso al credito, soprattutto a Milano. Staremo a vedere nei prossimi anni in che direzione andrà.

Blockchain e impresa: il futuro?

Cos’è la Blockchain? La blockchain è una tecnologia complessa che necessita di una spiegazione dettagliata per essere compresa appieno. Si tratta di un registro distribuito che consente di conservare dati in modo sicuro, trasparente e immutabile. Ogni blocco di dati è collegato al precedente, formando una catena in cui le informazioni non possono essere modificate senza l’approvazione della rete. Questo sistema decentralizzato è molto sicuro poiché le informazioni sono distribuite su molti nodi, rendendo difficile qualsiasi tentativo di manipolazione. Infatti, modificare le informazioni su un singolo nodo è molto più semplice rispetto a farlo su tanti nodi simultaneamente. Solo criptovalute? Esistono vari miti riguardo alla blockchain che devono essere sfatati. Uno di questi è che la blockchain sia utile solo per le criptovalute. Anche se la blockchain è alla base delle criptovalute, le sue applicazioni vanno ben oltre, comprendendo la gestione delle catene di approvvigionamento, i contratti intelligenti e molto altro. Un altro mito è che la blockchain sia completamente immutabile. Sebbene le informazioni registrate siano difficili da alterare, non è del tutto impossibile. Questa tecnologia, per sua natura estremamente trasparente, consente di operare a diversi livelli in molti settori. Dall’automazione dei contratti (smart contracts) alla gestione delle catene di fornitura, dai pagamenti internazionali alla sicurezza dei dati. Le sue principali caratteristiche includono l’immutabilità, la trasparenza e la decentralizzazione, che la rendono ideale per operazioni che richiedono elevati livelli di sicurezza e fiducia. Perché integrarla nella tua impresa? Incorporare la blockchain nella tua azienda può portare numerosi benefici. Prima di tutto, la sicurezza dei dati è notevolmente migliorata grazie alla crittografia e alle firme digitali, che assicurano che solo le persone autorizzate possano accedere ai dati. Questo è particolarmente utile in settori come la finanza e la sanità, dove la protezione dei dati è fondamentale. Inoltre, la trasparenza e la tracciabilità sono migliorate poiché ogni transazione è registrata e visibile a tutti i partecipanti della rete. Questo è utile per tracciare la provenienza dei prodotti e prevenire frodi. Non si tratta solo di trasparenza, ma anche di efficienza operativa, poiché la blockchain può automatizzare processi che altrimenti richiederebbero interventi manuali e mediazione di terze parti. Ad esempio, la riconciliazione dei pagamenti e la gestione dei contratti possono essere notevolmente semplificate. Questo permette agli operatori di concentrarsi su mansioni più complesse e importanti per l’azienda. Infine, la blockchain riduce il rischio di frodi nei pagamenti, assicurando che tutte le transazioni siano sicure e automatiche, migliorando l’affidabilità delle operazioni finanziarie. Sfide e soluzioni Nonostante i numerosi vantaggi, l’adozione della blockchain presenta alcune sfide. Una delle principali difficoltà è il costo di implementazione, che può essere elevato a causa delle risorse necessarie per sviluppare e mantenere il sistema. È quindi essenziale valutare attentamente i costi e pianificare un budget adeguato per garantire un’implementazione sostenibile. Un altro problema è la scalabilità: con l’aumento del numero di utenti e transazioni, la blockchain può diventare lenta e inefficiente. Tuttavia, soluzioni come la Lightning Network per Bitcoin o altri miglioramenti di protocollo possono aiutare a mitigare questi problemi. Un’ulteriore sfida è la limitata adozione della blockchain. Per funzionare al meglio, la blockchain richiede l’adozione diffusa da parte di tutti gli attori della rete. Promuovere la comprensione e l’educazione sulla blockchain all’interno e all’esterno dell’azienda può facilitare questa adozione.

Situazione startup in Italia

Il termine “startup” è emerso nella Silicon Valley degli anni ’90, utilizzato per descrivere piccole imprese tecnologiche con un alto potenziale di crescita e innovazione. Queste aziende erano orientate a rivoluzionare settori esistenti o crearne di nuovi attraverso l’innovazione tecnologica e modelli di business scalabili. Questo periodo prolifico ha visto la nascita di numerose aziende attirate dalle potenzialità del digitale. Evoluzioni recenti Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha registrato una notevole crescita nel numero di startup. Secondo i dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), al 2022 si contavano circa 14.708 startup innovative, con un aumento annuo del 28.8% dal 2013. Questo incremento è stato favorito da iniziative governative e da un crescente interesse verso l’innovazione e l’imprenditorialità. Unicorni italiani L’Italia può vantare alcune startup che hanno raggiunto lo status di “unicorno”, ovvero un valore di mercato superiore a un miliardo di dollari. Tra queste, Satispay e Scalapay sono tra le più note nel settore fintech. Nonostante questi successi, la crescita del settore non è semplice a causa dei costi del lavoro e della burocrazia, mentre in altri paesi le startup beneficiano di un accesso al capitale più rapido e conveniente. I Principali finanziatori di startup in Italia L’accesso al capitale è una delle principali sfide per le startup italiane. Tuttavia, esistono diversi attori sul mercato che offrono supporto finanziario. CDP Venture Capital, parte di Cassa Depositi e Prestiti, è uno dei principali finanziatori con numerosi fondi dedicati. Altri importanti investitori includono fondi di venture capital come United Ventures e 360 Capital. Negli ultimi anni, anche investitori internazionali hanno mostrato interesse per il mercato italiano, attratti dalle opportunità disponibili. Incentivi per le startup nel 2024 Anche nel 2024, il settore startup in Italia beneficia di vari incentivi volti a stimolare la crescita economica e lo sviluppo di competenze. L’iniziativa “Smart&Start Italia” offre contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati per le startup innovative. Inoltre, il Fondo di Garanzia per le PMI facilita l’accesso al credito, riducendo i rischi per gli investitori. Queste misure sono progettate per rendere l’ecosistema startup italiano più competitivo a livello internazionale. Migliori settori per le startup in Italia Mentre le startup italiane si distribuiscono in vari settori, alcuni ambiti offrono maggiori opportunità di crescita. Il fintech, la tecnologia verde, la salute digitale e l’intelligenza artificiale sono tra i settori più interessanti, supportati da forti tendenze di mercato e da una crescente domanda di innovazione. Avviare un’impresa in questi settori può davvero contribuire a trasformare l’economia italiana. Nonostante le sfide, il panorama delle startup in Italia sta crescendo e maturando, sostenuto da iniziative governative, investitori locali e internazionali e settori in espansione. Con le giuste idee e supporti, le startup italiane hanno il potenziale per apportare cambiamenti significativi e positivi al paese.

Idrogeno: futuro alternativo?

L’Europa e l’Occidente sono impegnati nel creare un mix energetico che abbia il minor impatto ambientale possibile, poiché le emissioni di CO2 sono un problema urgente da affrontare. L’idrogeno è spesso visto come una delle alternative più promettenti. Panorama attuale Da decenni, in Europa si lavora per ridurre l’impatto delle attività produttive e delle richieste energetiche domestiche. Oggi, il mix energetico è variegato e differisce tra i vari paesi. Analizziamo le differenze tra Italia e Unione Europea. Secondo i dati Eurostat, la produzione di energia nell’UE è così suddivisa: La produzione e il consumo non sempre coincidono, per cui i dati variano leggermente. Attualmente, l’Europa dipende significativamente dalle importazioni di petrolio e gas, con l’obiettivo di aumentare l’indipendenza energetica. Il mix energetico giornaliero in Europa è composto da: In Italia, invece, il mix è così composto: Obiettivi di transizione energetica Per ragioni politiche, strategiche e ambientali, è cruciale ripensare l’uso quotidiano dell’energia in Europa. L’obiettivo principale è ridurre le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030. Questo comporta l’aumento della produzione di energie pulite fino al 42,5% entro lo stesso anno. L’Italia è allineata con gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima del 2019, che prevede di raggiungere il 40% di energie rinnovabili entro il 2030. L’Idrogeno: un potenziale enorme Nel complesso scenario di produzione, distribuzione e consumo energetico, l’idrogeno emerge come una risorsa promettente. Nonostante gli sforzi di lunga data per valorizzarlo, la situazione resta complessa. Teoricamente, i benefici dell’idrogeno come combustibile rispetto al petrolio sono notevoli. Primo fra tutti, quando bruciato, emette solo vapore acqueo, non inquinante rispetto alle emissioni di un’auto a benzina. Tecnologia attuale Esistono già auto che utilizzano tecnologia a idrogeno, come la Toyota Mirai. Questo veicolo non solo usa idrogeno ma purifica anche l’aria durante il viaggio. Sebbene sia ancora agli inizi, questo percorso mostra un impegno verso l’esplorazione di questa tecnologia. Tuttavia, l’elettrolisi, il processo per produrre idrogeno, presenta ancora elevate perdite di energia: tra il 45 e il 60%. Questo avviene perché è necessario un’alta compressione, costosa sia economicamente che in termini di perdita di energia. Gli investimenti per migliorare i metodi di produzione sono significativi. Un aspetto positivo è che le infrastrutture di importazione di gas esistenti in Europa possono essere adattate per l’idrogeno, riducendo notevolmente i costi. Sfide logistiche La più grande sfida nel trasporto dell’idrogeno è mantenerlo a –251 gradi Celsius, rispetto ai -162 del gas naturale. Durante il trasporto, si può perdere fino al 40% di energia. Inoltre, in regioni con situazioni idrogeologiche difficili, una produzione eccessiva di idrogeno potrebbe aggravare i problemi esistenti. Conclusioni L’idrogeno potrebbe diventare una valida alternativa in futuro, ma non il principale sostituto a causa delle numerose sfide. L’industria stessa è cauta riguardo al suo sviluppo futuro. Rimane solo da vedere come evolveranno le cose.

CBAM: il futuro della produzione?

Il contenimento delle emissioni di carbonio è diventato sempre più importante per la strategia europea. Uno dei meccanismi entrati in vigore nell’ultimo periodo è il CBAM. Vediamo di cosa si tratta. Cos’è il CBAM? Il Meccanismo di Adeguamento Carbonico alle Frontiere (CBAM) rappresenta un sistema di tassazione al confine introdotta dall’Unione Europea, mirata a combattere il cambiamento climatico. Viene imposto un prezzo sul carbonio per le merci importate da paesi al di fuori dell’UE, questo perché non tutti i paesi hanno politiche assimilabili a quelle europee in questo campo.. L’obiettivo principale è quello di prevenire il cosiddetto “carbon leakage“, cioè lo spostamento delle produzioni verso nazioni con regolamentazioni ambientali meno severe. Come funziona? Il CBAM è stato avviato in forma sperimentale dall’1 ottobre 2023 e sarà implementato gradualmente fino al 2026. Durante la fase iniziale, le aziende dovranno dichiarare le emissioni legate ai prodotti importati nell’UE, ma non sarà richiesto l’acquisto di permessi di emissione. Dal 2026, sarà obbligatorio acquistare certificati CBAM che coprano le emissioni di carbonio ‘incorporate‘ nei prodotti. Se le aziende dimostrano di aver già pagato una tassa sul carbonio nel paese di origine, potranno beneficiare di una riduzione del dazio per evitare la doppia imposizione. Perché è stato introdotto il CBAM?Perché è stato introdotto il CBAM? Questo meccanismo è stato introdotto per garantire che gli sforzi dell’Unione Europea per ridurre le emissioni di carbonio non siano vanificati dalla produzione di beni in paesi con regolamenti meno stringenti. Inoltre si vuole anche incentivare i paesi non UE a rafforzare le proprie politiche ambientali e aderire a standard più elevati, in linea con gli accordi climatici internazionali e le ambizioni di decarbonizzazione globale. Impatto del CBAM sulle aziende italiane Per le aziende italiane che importano prodotti nell’UE, il CBAM implica una maggiore necessità di trasparenza e di reporting delle emissioni. Questo potrebbe tradursi in costi aggiuntivi per la conformità e l’adeguamento dei processi produttivi a standard più sostenibili. Tuttavia, presenta anche opportunità: le aziende che investono in tecnologie pulite e processi a bassa emissione di carbonio potrebbero beneficiare di un vantaggio competitivo sul mercato europeo, grazie alla minore incidenza del CBAM sui loro prodotti. Inoltre, questa politica potrebbe stimolare l’innovazione e lo sviluppo di soluzioni sostenibili all’interno del settore industriale italiano.

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