Cybersicurezza e PMI italiane: tra vulnerabilità strutturali e prospettive evolutive

Le piccole e medie imprese (PMI) italiane rappresentano oltre il 99% del tessuto imprenditoriale nazionale e svolgono un ruolo essenziale nell’economia, nell’innovazione e nell’occupazione. Tuttavia, il processo di digitalizzazione, sebbene ricco di opportunità in termini di competitività e modernizzazione, ha evidenziato una crescente esposizione al rischio informatico. Il Cyber Index PMI 2024, frutto della collaborazione tra Generali, Confindustria, il Politecnico di Milano e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, restituisce un quadro preoccupante della maturità digitale delle PMI in materia di sicurezza informatica. L’indice medio di valutazione si attesta a 52/100, con un incremento marginale rispetto al 2023, a dimostrazione di una lenta evoluzione delle capacità difensive in un contesto di minacce sempre più sofisticate. Consapevolezza e maturità: una struttura a quattro livelli Il report segmenta le PMI in quattro categorie di maturità: Appare chiaro come la sicurezza informatica venga percepita da molte PMI come un costo piuttosto che un asset critico, con conseguenti ritardi nell’adozione di strutture organizzative dedicate e di investimenti specifici. Tecnologie emergenti e rischio informatico: il paradosso dell’innovazione L’introduzione di tecnologie avanzate come l’Intelligenza Artificiale (AI), il Cloud e l’Internet of Things (IoT) ha trasformato radicalmente le dinamiche aziendali. Queste innovazioni, se da un lato migliorano efficienza e scalabilità, dall’altro estendono la superficie di attacco. L’AI è oggi impiegata sia a fini difensivi (ad esempio nel threat detection) sia da attori malevoli per sviluppare attacchi automatizzati, più rapidi e difficili da individuare. L’incremento degli incidenti cyber a livello globale nel 2024 (+12%) e l’impennata registrata in Italia (+65%) rafforzano la necessità di un adeguamento rapido delle strategie di protezione. Vettori d’attacco più rilevanti per le PMI Le principali minacce evidenziate dal Cyber Index 2024 comprendono: Strumenti finanziari e iniziative di sistema: opportunità ancora poco sfruttate A fronte del rischio crescente, strumenti assicurativi e incentivi pubblici rappresentano risorse essenziali per mitigare l’esposizione. Tuttavia, solo il 10% delle PMI ha beneficiato di fondi pubblici o bandi europei, mentre il 30% ignora completamente la loro esistenza. Analogamente, la diffusione delle polizze cyber rimane limitata, sebbene esse possano fornire una significativa rete di protezione in caso di incidente. Formazione e cultura organizzativa: il capitale umano come prima linea difensiva La cybersecurity non può prescindere dalla formazione del personale. L’elemento umano è frequentemente il punto di ingresso degli attacchi informatici, e l’educazione digitale diventa uno strumento strategico. Iniziative come i workshop territoriali promossi da Generali e Confindustria vanno in questa direzione, puntando a una diffusione capillare della cultura della sicurezza. MSSP: outsourcing della sicurezza per una protezione scalabile Il modello del Managed Security Service Provider (MSSP) rappresenta un’alternativa concreta per le PMI con risorse limitate. Affidando la gestione della sicurezza a provider esterni specializzati, le imprese possono beneficiare di tecnologie avanzate (SIEM, EDR, firewall, threat intelligence) e di un monitoraggio continuo, il tutto con una struttura di costi prevedibile e scalabile. Prevenire è meglio che curare In un ecosistema digitale in rapida evoluzione, la cybersicurezza deve diventare una componente centrale nella governance aziendale. Per le PMI italiane, la protezione degli asset informativi non è più opzionale, ma un prerequisito per garantire continuità operativa, competitività e conformità normativa. Una strategia efficace deve integrare tecnologie, processi e persone, in un approccio olistico alla gestione del rischio. Investire oggi nella sicurezza significa tutelare il futuro del sistema economico nazionale.
UE pronta a investire nell’AI

Ecco una riscrittura dell’articolo con parole diverse, mantenendo il contenuto informativo ma modificando la formulazione: L’Europa lancia un’iniziativa massiccia per competere nella corsa globale all’intelligenza artificiale La leadership dell’Unione Europea ha recentemente svelato un ambizioso programma finanziario dedicato alla creazione di centri di elaborazione per l’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di consentire alle imprese europee di sviluppare sistemi avanzati. Questa mossa rappresenta la contromisura europea al progetto americano Stargate, nell’ambito del quale l’amministrazione Trump ha promesso stanziamenti per mezzo trilione di dollari entro il 2028. Durante l’Ai Action Summit tenutosi a Parigi l’11 febbraio, Ursula von der Leyen, alla guida della Commissione europea, ha dichiarato che l’Europa indirizzerà risorse economiche per 200 miliardi di euro verso il settore dell’intelligenza artificiale. Di questa somma considerevole, un decimo (20 miliardi) sarà allocato specificatamente alla realizzazione di centri tecnologici avanzati per l’AI – strutture di dimensioni imponenti dedicate allo sviluppo su scala industriale di tecnologie innovative – che, secondo le valutazioni di Bruxelles, rappresentano elementi imprescindibili per facilitare processi di “sviluppo collaborativo” di architetture computazionali sofisticate. Anche Parigi si muove con determinazione L’iniziativa europea segue temporalmente l’annuncio del presidente francese Emmanuel Macron, che nella giornata di domenica ha presentato un programma di finanziamenti quantificato in 109 miliardi di euro destinati a progetti di intelligenza artificiale sul territorio francese per il prossimo futuro. Macron ha specificato che questa allocazione di risorse costituisce “per la Francia l’equivalente dell’iniziativa statunitense Stargate”, il programma da 500 miliardi di dollari assegnato a OpenAI, che beneficerà di consistenti sovvenzioni dal governo americano. Nel mese precedente, Donald Trump, recentemente insediatosi alla Casa Bianca, ha reso pubblico un accordo collaborativo con Stargate, OpenAI, Oracle e SoftBank finalizzato all’investimento di cifre senza precedenti nelle infrastrutture di intelligenza artificiale statunitensi. Il consorzio creerà un’entità aziendale indipendente, impiegando inizialmente 100 miliardi di dollari con aumenti progressivi nel corso del quadriennio presidenziale, fino a raggiungere l’impressionante traguardo di 500 miliardi. La strategia europea per i centri di elaborazione avanzata La presidente von der Leyen ha espresso la volontà che “l’intelligenza artificiale diventi un motore di sviluppo economico e miglioramento della qualità della vita per i cittadini”. “Stiamo perseguendo questo obiettivo secondo una metodologia tipicamente europea, fondata su principi di trasparenza, sinergia e valorizzazione delle competenze. Tuttavia, dobbiamo intensificare i nostri sforzi. Per questo motivo, in collaborazione con i paesi membri e i nostri partner, attiveremo finanziamenti senza precedenti attraverso l’iniziativa InvestAI, destinata ai centri di elaborazione per l’intelligenza artificiale”, ha precisato. Lo scorso dicembre la Commissione ha illustrato il progetto per le prime sette strutture dedicate all’AI e a breve renderà noti i piani per ulteriori cinque. Questi centri tecnologici saranno equipaggiati con circa 100mila processori di ultima generazione, una quantità quattro volte superiore rispetto a quelli attualmente in fase di implementazione nel resto del continente europeo. L’intento principale è consentire alle realtà imprenditoriali, incluse quelle di dimensioni ridotte, di accedere a capacità computazionali elevate e scalabili, per la creazione di sistemi innovativi. Nell’anno passato, Mistral, azienda francese specializzata nello sviluppo di intelligenza artificiale, ha allertato le istituzioni europee sul prevedibile incremento nella richiesta di supercomputer necessari per l’addestramento degli algoritmi di intelligenza artificiale. Le fonti di finanziamento per i centri tecnologici avanzati Secondo quanto comunicato dall’organo esecutivo europeo, i centri di elaborazione finanziati tramite InvestAI aspirano a costituire la più importante collaborazione tra settore pubblico e privato a livello mondiale per lo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale. I capitali iniziali della Commissione per InvestAI deriveranno dai programmi di finanziamento europei esistenti che includono componenti digitali, quali Europa Digitale, Horizon Europe e InvestEU. Anche le nazioni membri avranno la possibilità di contribuire economicamente a queste iniziative, attingendo ai fondi di coesione già disponibili. Il modello di finanziamento misto pubblico-privato per questi centri tecnologici rappresenterà un importante test per le tecnologie strategiche incluse nella visione “EU Competitive Compass”, il piano strategico di Bruxelles finalizzato alla promozione della crescita economica.
Nuovi incentivi rinnovabili per il Mezzogiorno

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha ufficialmente adottato il Decreto n. 341 dell’8 ottobre 2024, un provvedimento chiave per incentivare gli investimenti nelle energie rinnovabili. Il decreto rientra nell’ambito del Programma nazionale ricerca, innovazione e competitività per la transizione verde e digitale, supportato dalle politiche di coesione 2021-2027. Un impulso per le imprese e la transizione energetica L’obiettivo principale del decreto è quello di favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili e potenziare la rete elettrica nazionale per accogliere quote crescenti di energia pulita. Con una dotazione finanziaria complessiva di 1.062 milioni di euro, gli investimenti si concentreranno nelle regioni del Mezzogiorno: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. In particolare, oltre 200 milioni di euro saranno destinati a progetti realizzati in Comuni con più di 5.000 abitanti. Gli incentivi riguarderanno imprese di tutte le dimensioni che operano in aree industriali, produttive e artigianali, con un focus specifico sull’autoproduzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. I progetti ammissibili Le risorse saranno utilizzate per finanziare interventi quali: Prossimi passi: attesi gli avvisi pubblici Dopo la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, il prossimo passo sarà la pubblicazione degli avvisi pubblici che definiranno i criteri di selezione e le modalità di accesso ai finanziamenti. Le imprese interessate potranno quindi presentare le loro candidature per accedere agli incentivi. Questo nuovo pacchetto di finanziamenti rappresenta un’opportunità strategica per le imprese del Sud Italia, contribuendo sia alla crescita economica che alla transizione energetica del Paese. L’adozione delle energie rinnovabili, infatti, non solo riduce l’impatto ambientale, ma favorisce anche una maggiore autonomia energetica e una riduzione dei costi per le aziende coinvolte. Resta ora da attendere l’apertura ufficiale della procedura di selezione per dare il via agli investimenti, che potrebbero segnare un punto di svolta per la competitività e la sostenibilità del settore industriale italiano.
AIKO: l’Intelligenza Artificiale al Servizio delle Missioni Spaziali

Fondata nel 2017 a Torino da Lorenzo Feruglio, AIKO è una startup deep-tech specializzata nello sviluppo di software basati sull’intelligenza artificiale per l’automazione delle missioni spaziali. La sua missione è rivoluzionare il settore aerospaziale riducendo la dipendenza dagli operatori a terra e aumentando l’autonomia dei satelliti. AIKO si è rapidamente affermata come una delle realtà più innovative in Europa, ottenendo il riconoscimento dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e collaborando con diversi enti e aziende del settore. Le soluzioni AIKO per l’automazione spaziale AIKO sviluppa software avanzati per migliorare l’efficienza operativa delle missioni spaziali. Tra le sue principali soluzioni troviamo: Queste tecnologie consentono di ridurre il tempo di risposta alle situazioni critiche, abbattere i costi operativi e aumentare l’efficacia delle missioni. Investimenti e crescita nel mercato spaziale AIKO ha raccolto finora oltre 7 milioni di euro in finanziamenti. Nel 2024 ha chiuso un round di Serie A da 3,5 milioni di euro guidato da Deep Blue Ventures e Primo Ventures. A febbraio 2025, il Club degli Investitori ha contribuito con ulteriori 520.000 euro per supportare l’espansione dell’azienda in Europa e negli Stati Uniti. Il settore spaziale commerciale è in forte crescita: si stima che il mercato globale dei satelliti raggiungerà un valore di $507 miliardi entro il 2030, con un tasso di crescita annuo del 7,1% (fonte: Euroconsult). In questo contesto, le soluzioni AIKO si posizionano strategicamente per rispondere alla crescente domanda di automazione e intelligenza artificiale nelle missioni spaziali. Espansione e prospettive future AIKO conta oggi 40 dipendenti e prevede di espandere il team fino a 70 unità nei prossimi due anni. La sede principale è a Torino, con un ufficio strategico a Tolosa, centro nevralgico dell’industria aerospaziale europea. Nei prossimi anni, l’obiettivo dell’azienda è consolidare la propria presenza in Francia e accelerare l’ingresso nel mercato statunitense, con l’ambizione di diventare un punto di riferimento globale per l’IA applicata allo spazio.
Vitruvian: l’AI italiana

Nel panorama globale dell’intelligenza artificiale, dominato da giganti americani e cinesi, emerge una nuova realtà tutta italiana: Vitruvian-1, il modello AI sviluppato dalla startup romana ASC27. Questo innovativo sistema non solo dimostra la capacità dell’Italia di competere nel settore dell’AI, ma offre anche un’opportunità strategica per l’Europa di ridurre la propria dipendenza tecnologica da Stati Uniti e Cina. Un’AI europea, efficiente e accessibile Vitruvian-1 si distingue per un approccio innovativo: con 14 miliardi di parametri, è progettato per essere più leggero rispetto ai colossi del settore, come ChatGPT e DeepSeek. Ciò si traduce in un minor consumo energetico e costi operativi significativamente più bassi. Per esempio, il costo per milione di token di Vitruvian-1 è di circa 1 euro, contro i 2,54 dollari di DeepSeek. Questo rende la tecnologia più accessibile per aziende e pubbliche amministrazioni europee, evitando la necessità di ricorrere a servizi cloud internazionali. Indipendenza tecnologica per l’Europa Uno dei problemi principali dell’Europa nell’ambito dell’intelligenza artificiale è la dipendenza da infrastrutture straniere. Modelli AI come GPT-4 di OpenAI o Gemini di Google sono basati su hardware e cloud americani, spesso soggetti a normative che non rispecchiano le esigenze europee. Vitruvian-1, invece, è pensato per operare su server locali e hardware più accessibili, garantendo maggiore sicurezza dei dati e conformità alle leggi UE. Secondo Nicola Grandis, CEO di ASC27, il progetto mira a fornire un’alternativa sovrana e sostenibile, in grado di supportare aziende e governi senza vincoli imposti da colossi extraeuropei. Questo potrebbe rappresentare un punto di svolta per l’Europa, che sta investendo in progetti come il GAIA-X, il cloud europeo pensato per garantire maggiore autonomia tecnologica. Impatto economico: nuove opportunità per le imprese europee L’arrivo di un’AI europea efficiente e a basso costo potrebbe avere un forte impatto economico. Settori come sanità, finanza, industria e ricerca potrebbero beneficiare di soluzioni AI più economiche e conformi alle normative UE, stimolando l’innovazione senza dover affrontare costi proibitivi. Inoltre, un modello come Vitruvian-1 potrebbe favorire la nascita di nuove startup AI europee, che attualmente trovano difficoltà nell’accedere a infrastrutture di calcolo avanzate senza dipendere dai giganti statunitensi. Il futuro di Vitruvian-1 Attualmente, il modello è in fase beta e le API saranno rese pubbliche nelle prossime settimane, permettendo alle aziende di testarne le capacità. L’obiettivo è chiaro: creare un ecosistema AI europeo indipendente, sostenibile ed efficiente, capace di competere a livello globale. Se l’Europa vuole giocare un ruolo chiave nella rivoluzione dell’intelligenza artificiale, progetti come Vitruvian-1 saranno essenziali per costruire un futuro tecnologico autonomo, sicuro e innovativo.
European accessibility act

European Accessibility Act: cosa cambia per aziende e consumatori Il European Accessibility Act (EAA), noto anche come Direttiva (UE) 2019/882, rappresenta un passo fondamentale verso un’Europa più inclusiva. Approvato dal Parlamento Europeo il 17 aprile 2019, è stato recepito dall’Italia nel maggio 2022 e diventerà obbligatorio dal 28 giugno 2025. Questa normativa introduce requisiti di accessibilità per prodotti e servizi digitali, con l’obiettivo di migliorare la fruibilità per le persone con disabilità e armonizzare le normative tra gli Stati membri. Chi deve rispettare il European Accessibility Act? L’EAA si applica a tutti gli operatori economici, con un’unica eccezione: le microimprese (meno di 10 dipendenti e fatturato inferiore a 2 milioni di euro) che forniscono servizi, le quali sono esentate dall’obbligo di conformità. Le PMI (Piccole e Medie Imprese), invece, possono ottenere una deroga solo in caso di “onere sproporzionato”, ovvero se i costi per adeguarsi alle normative rendono il prodotto o servizio non sostenibile economicamente o ne stravolgono la natura. Tuttavia, questa esenzione va documentata e conservata per almeno 5 anni, con obbligo di revisione periodica. Prodotti e servizi interessati Il European Accessibility Act copre un’ampia gamma di prodotti e servizi digitali immessi sul mercato dopo giugno 2025. Tra questi: Prodotti coinvolti: Servizi coinvolti: Obiettivi e vantaggi dell’EAA L’obiettivo principale del European Accessibility Act è garantire che prodotti e servizi digitali siano utilizzabili da tutti, indipendentemente dalle disabilità. La direttiva risponde a una crescente domanda di accessibilità, considerando che oltre il 20% della popolazione europea incontra difficoltà nell’uso di strumenti digitali. Tra i vantaggi principali: Differenze tra l’EAA e la Legge Stanca In Italia, la Legge 4/2004 (Legge Stanca) già impone l’accessibilità digitale per la Pubblica Amministrazione e le aziende con un fatturato superiore ai 500 milioni di euro/anno. Tuttavia, con l’entrata in vigore dell’EAA: Perché l’accessibilità digitale è fondamentale? L’accessibilità digitale permette a tutti di fruire delle risorse online senza barriere. Esempi pratici includono: Investire in accessibilità non è solo un obbligo normativo, ma anche un’opportunità per migliorare l’usabilità e l’inclusione digitale, con ricadute positive sia per gli utenti sia per le aziende.
DeepSeek: invia dati in Cina?

Negli ultimi mesi, DeepSeek ha guadagnato notorietà per la sua capacità di competere con i giganti dell’intelligenza artificiale con investimenti apparentemente ridotti. Tuttavia, nuove rivelazioni sollevano dubbi sulla sicurezza dei dati degli utenti, con esperti di cybersecurity che mettono in guardia su possibili connessioni dirette con il governo cinese. Allarme sicurezza: deepseek e il collegamento con la Cina Secondo un’indagine condotta dalla società di cybersecurity Feroot Security, parti del codice di DeepSeek conterrebbero riferimenti diretti a server cinesi e aziende controllate dallo stato. L’analisi ha evidenziato che la piattaforma potrebbe inviare dati sensibili, tra cui informazioni personali e cronologia delle ricerche, al registro online CMPassport.com, gestito da China Mobile, un’azienda di telecomunicazioni di proprietà del governo cinese. Preoccupazioni politiche e possibili divieti Negli Stati Uniti, le autorità stanno valutando contromisure. Il deputato Josh Gottheimer ha chiesto un divieto immediato dell’app su tutti i dispositivi governativi, mentre altri esponenti del Congresso evidenziano la necessità di avvertire il pubblico sui rischi di utilizzo. Inoltre, la politica sulla privacy di DeepSeek indica esplicitamente che i dati raccolti sono soggetti alle leggi della Repubblica Popolare Cinese, sollevando ulteriori interrogativi sulla protezione delle informazioni degli utenti internazionali. Mentre la società dietro DeepSeek non ha ancora risposto alle accuse, la questione continua a infiammare il dibattito sulla sicurezza digitale e sulle relazioni tecnologiche tra Cina e Occidente.
Lazio in crescita

Il Lazio si conferma un motore trainante per l’export italiano grazie alla crescita dei suoi poli tecnologici. Nei primi nove mesi del 2024, le esportazioni del settore hi-tech regionale hanno superato i 12 miliardi di euro, con un aumento del 19,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. Questi numeri evidenziano il ruolo chiave del Lazio nell’innovazione e nella competitività internazionale, con risultati eccezionali soprattutto nei settori farmaceutico, ICT e aerospaziale. Farmaceutico: un settore in continua espansione Il polo farmaceutico laziale continua a essere il fiore all’occhiello dell’economia regionale, registrando un incremento del 27,3% nel terzo trimestre del 2024. Le esportazioni hanno raggiunto i 10,2 miliardi di euro nei primi nove mesi dell’anno, con un +25,7% rispetto al 2023. A trainare la crescita sono soprattutto gli scambi con gli Stati Uniti, ma si registrano ottime performance anche verso Belgio (+7,6%), Paesi Bassi (+14,4%), Germania (+23,7%), Irlanda (+64,6%) e Austria (+69,6%). Unica nota negativa riguarda Spagna e Regno Unito, che hanno visto un calo rispettivamente del -49,9% e -22,3%. ICT: il rimbalzo del polo romano Anche il polo ICT di Roma ha registrato un forte incremento nelle esportazioni, con un +33,5% nel terzo trimestre del 2024. I mercati che hanno maggiormente contribuito a questa crescita sono stati Stati Uniti (+51,5%), Germania (+50,4%), Paesi Bassi (+35,2%) e Spagna (+78,7%). Ottimi risultati anche in Cina, Qatar e India, mentre alcuni mercati come il Regno Unito (-1,9%), Emirati Arabi Uniti (-23,8%) e Svizzera (-11,9%) hanno mostrato un rallentamento. Complessivamente, il settore ICT romano ha raggiunto 850 milioni di euro di esportazioni, con un incremento del 24,3% rispetto al 2023. Aerospaziale: ritorno in crescita Dopo un periodo di difficoltà, il polo aerospaziale del Lazio torna in territorio positivo con un notevole incremento del 96,4% nel terzo trimestre del 2024, pari a un aumento di 138 milioni di euro. A spingere questa ripresa sono stati soprattutto gli scambi con Stati Uniti e Qatar. Il Lazio, un’eccellenza nell’export italiano L’export tecnologico del Lazio continua a distinguersi nel panorama nazionale, confermando la regione come un punto di riferimento per l’innovazione e la competitività internazionale. Secondo il report di Intesa Sanpaolo, i poli hi-tech laziali stanno dimostrando una grande capacità di adattamento ai mercati globali, grazie a investimenti mirati e a una forte propensione all’innovazione. Con una crescita così significativa, il Lazio si posiziona sempre più come un polo di riferimento per il settore hi-tech italiano, pronto a cogliere nuove opportunità sui mercati internazionali.
L’Emilia-Romagna punta sull’hi-tech

La regione ha stanziato 220 milioni di euro provenienti dal Fondo Sociale Europeo. Un pacchetto di grandezza senza precedenti che si va ad affiancare ai 108 milioni di euro del Fondo europeo di sviluppo regionale. Tutto andrà a confluire nella nuova piattaforma per gli investimenti voluta dall’Unione europea: Step-Strategic technologies for Europe platform. L’obiettivo, secondo Vincenzo Colla è quello di stanziare più fondi possibili per spingere l’acceleratore sul potenziamento dei 12 tecnopoli regionali per favorire la competitività. Le prime imprese ad aggiudicarsi i “sigilli Step” sono quattro: Hera, Agromateriale, Tampieri Group, Marcegaglia. Si tratta di progetti che si muovono nel solco della linea tracciata a livello europeo: ridurre le dipendenze e migliorare la capacità di competere.
SIISL: da domani attiva la piattaforma

Dal 18 dicembre 2024, cittadini e imprese avranno a disposizione un nuovo strumento innovativo per migliorare l’accesso al mondo del lavoro: SIISL (Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa). Una piattaforma digitale intuitiva e moderna che promette di rivoluzionare la ricerca del lavoro e la formazione professionale in Italia. Un progetto del Governo italiano che mira a migliorare l’incontro tra competenze e ricerca del personale. Cos’è la piattaforma SIISL? La piattaforma SIISL è il nuovo servizio digitale voluto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e sviluppato dall’INPS. Questo sistema rappresenta un vero e proprio marketplace del lavoro dedicato sia ai cittadini in cerca di occupazione o formazione, sia alle imprese che desiderano trovare candidati idonei in modo rapido ed efficace. All’interno si trovano servizi e strumenti già esistenti, semplificando la ricerca del lavoro e ottimizzando il percorso professionale degli utenti grazie all’uso di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale. L’idea è quella di ridurre le criticità che oggi rendono più difficile trovare candidati e lavoro per chi lo cerca. Cosa fa SIISL L’obiettivo principale della piattaforma SIISL è favorire l’inclusione sociale e lavorativa. Ecco quindi quali sono i punti principali da risolvere: Un approccio chiaro, dinamico e orientato ai bisogni concreti del mercato del lavoro. Quando si potrà usare SIISL? A partire dal 18 dicembre 2024 SIISL sarà disponibile per tutti i cittadini italiani e stranieri, nonché per le imprese. Da questa data, il sistema diventerà il punto di riferimento per la ricerca del lavoro e della formazione in Italia. Per coloro che percepiscono già misure di sostegno, come la NASpI o la DIS-COLL, l’iscrizione alla piattaforma avverrà automaticamente, semplificando ulteriormente l’accesso ai servizi. Come Usare la Piattaforma SIISL L’utilizzo della piattaforma SIISL è semplice e accessibile: La piattaforma SIISL integrerà anche offerte già presenti su altre piattaforme pubbliche nazionali e internazionali, ampliando così la visibilità delle opportunità lavorative. Cosa accadrà La speranza è che questo nuovo servizio possa migliorare l’incontro tra professionisti e aziende e, nel lungo periodo, garantisca più accesso al lavoro da parte di disoccupati e lavoratori che vogliono ricollocarsi.