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Dazi americani: rafforzano la collaborazione?

Da qualche giorno sono entrati in vigore i nuovi dazi americani. Seppur il mercato abbia reagito in maniera fredda è possibile che questo abbia dato il via ad un processo di collaborazione tra nazioni. I dazi doganali sono imposte applicate sulle merci importate, con l’obiettivo di proteggere le industrie nazionali e correggere squilibri commerciali. Recentemente, l’amministrazione statunitense ha introdotto un dazio minimo del 10% su tutte le importazioni, con tariffe specifiche per determinate regioni. In particolare, le importazioni dall’Unione Europea sono soggette a una tariffa del 20%. Secondo le autorità statunitensi, questa misura mira a promuovere una maggiore reciprocità negli scambi commerciali, bilanciando le differenze tariffarie esistenti. ​ L’impatto sull’Europa e le opportunità emergenti L’introduzione di dazi sulle esportazioni europee potrebbe inizialmente rappresentare una sfida per le aziende dell’UE, aumentando il costo dei loro prodotti sul mercato statunitense e potenzialmente influenzando la competitività. Si tratta di qualcosa di fisiologico in una situazione simile. Le cose potrebbero cambiare rapidamente con nuovi accordi commerciali tra paesi non americani. Tuttavia, questa situazione potrebbe incentivare le imprese europee a diversificare i loro mercati di esportazione, esplorando nuove regioni e riducendo la dipendenza da un singolo mercato. Inoltre, potrebbe stimolare l’innovazione e l’efficienza produttiva, rafforzando la posizione competitiva dell’Europa a livello globale.​ La risposta della Cina alle misure statunitensi In reazione ai dazi imposti dagli Stati Uniti, la Cina ha annunciato l’applicazione di tariffe del 34% su tutte le importazioni di beni americani a partire dal 10 aprile. Questa mossa è accompagnata da controlli sulle esportazioni di alcuni elementi delle terre rare, fondamentali per diverse industrie tecnologiche. Parallelamente, la Cina ha presentato un reclamo all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), sottolineando l’importanza di risolvere le dispute commerciali attraverso meccanismi multilaterali.​ Verso una Cooperazione commerciale rafforzata Nonostante le tensioni attuali, queste dinamiche offrono l’opportunità di rafforzare il dialogo internazionale sul commercio equo e reciproco. Le sfide poste dai dazi possono servire da catalizzatore per le nazioni affinché collaborino più strettamente, promuovendo riforme nel sistema commerciale globale che beneficino tutte le parti coinvolte. Inoltre, l’attenzione rinnovata sulle pratiche commerciali può portare a una maggiore trasparenza e a standard più elevati, favorendo un ambiente economico internazionale più stabile e prospero.

Toppan acquisisce Irplast: obiettivo sostenibilità

Il gruppo giapponese Toppan Holdings, attraverso la controllata indiana Toppan Speciality Films Private Limited, ha firmato un accordo vincolante per l’acquisizione dell’80% di Irplast S.p.A., azienda italiana con sede a Empoli (Firenze), specializzata nella produzione di film BOPP (polipropilene biorientato) ad alte prestazioni. A cedere la quota di maggioranza è Cheyne European Strategic Value Credit S.À.R.L. 2, veicolo lussemburghese controllato dal fondo britannico Cheyne Strategic Value Credit, che aveva rilevato Irplast nel 2020. Il closing dell’operazione è previsto per aprile 2025, subordinato al soddisfacimento di alcune condizioni. Il restante 20% del capitale sociale resterà in mano al management attuale, rappresentato dall’amministratore delegato Fausto Cosi e dal direttore operativo Luca De Bartolo, che continueranno a guidare l’azienda. Profilo industriale di Irplast Con un fatturato di 120 milioni di euro nel 2023, di cui il 75% generato all’estero, e 380 dipendenti dislocati tra Empoli e i due stabilimenti di Atessa (Chieti), Irplast rappresenta un’eccellenza industriale italiana nel settore del packaging. Recentemente l’azienda ha annunciato un investimento di 50 milioni di euro per una nuova linea produttiva ad alta tecnologia ad Atessa, capace di triplicare la produzione di film ad alte prestazioni. Strategia globale e sostenibilità Grazie a questa acquisizione, Toppan mira a integrare il know-how e le tecnologie produttive avanzate di Irplast, rafforzando la propria offerta di soluzioni innovative e sostenibili nel mercato globale del packaging. L’operazione apre la strada a importanti sinergie operative e commerciali tra i due gruppi, con l’obiettivo di espandere ulteriormente la presenza internazionale e rispondere in modo efficace alle nuove normative europee in tema di sostenibilità e riduzione delle emissioni di CO₂. “L’ingresso in Toppan Group ci consentirà di crescere ulteriormente e affrontare le sfide del mercato internazionale con maggiore forza e innovazione”, ha dichiarato l’ad Fausto Cosi. “Il nostro know-how è perfettamente allineato con la visione strategica di Toppan.” Advisor legali coinvolti Numerosi gli studi legali coinvolti nell’operazione. Toppan è stata assistita dallo studio Bird & Bird per gli aspetti corporate, con un team guidato dal partner Alberto Salvadè, affiancato da Maurizio Pinto e Vanessa Sebastianutti. Gli aspetti legati al golden power sono stati seguiti da Simone Cadeddu e Jacopo Nardelli. In India, la società è stata supportata da Shardul Amarchand Mangaldas & Co., con i partner Rudra Kumar Pandey, Amanjot Malhi, Vishal Nijhawan e l’associate Sneha Kalia. Cheyne Strategic Value Credit è stata assistita da Chiomenti, con un team composto dai partner Antonio Tavella e Corrado Borghesan, insieme a Benedetta Gizzi e Francesca Andrisani. Il partner Giulio Napolitano e l’associate Tommaso Mazzetti di Pietralata hanno seguito i profili golden power. Il management di Irplast è stato affiancato da BonelliErede, con il partner Gianfranco Veneziano, il managing associate Edoardo Fratini e l’associate Bianca Grisostomi Travaglini.

Italia e occupazione femminile: i dati 2024

L’analisi delle tendenze occupazionali femminili in Italia rivela un quadro di graduale miglioramento, sebbene permangano significative criticità strutturali. I recenti dati elaborati dall’Istituto Nazionale di Statistica evidenziano un incremento dell’occupazione femminile superiore a quello maschile, con un tasso di crescita del 2,3% rispetto all’1,4% registrato per la componente maschile della forza lavoro. Incremento nelle posizioni qualificate Particolarmente rilevante risulta l’avanzamento delle donne nelle posizioni di responsabilità e nei ruoli professionali a elevata specializzazione. Le figure dirigenziali femminili e le professioniste con qualifica di quadro hanno registrato un significativo incremento del 31%. Parallelamente, si osserva una crescita del 6,5% nelle professioni intellettuali e del 6,8% nelle professioni tecniche. In termini assoluti, l’incremento netto dell’occupazione femminile ammonta a 227.000 unità su un totale di 413.000 nuovi posti di lavoro creati. Un’analisi demografica evidenzia come la fascia d’età 55-64 anni abbia contribuito in modo sostanziale a questa crescita, ma anche le giovani professioniste tra i 25 e i 34 anni hanno visto migliorare la propria posizione nel mercato del lavoro, con un tasso di occupazione passato dal 54,3% al 60,8%. Dinamiche territoriali: il recupero del Mezzogiorno La distribuzione geografica dell’incremento occupazionale femminile presenta caratteristiche di particolare interesse. Le regioni meridionali hanno registrato un tasso di crescita del 6,4% nel quinquennio 2019-2024, corrispondente a 146.000 nuove occupate. Questo dato risulta significativamente superiore rispetto alle performance del Centro (3,1%) e del Nord (3,2%). Nell’ultimo anno di rilevazione (2023-2024), il divario è divenuto ancora più marcato, con un incremento del 3,9% nel Mezzogiorno contro il 3,1% del Centro e l’1,3% del Nord. Ciononostante, la partecipazione femminile al mercato del lavoro nelle regioni meridionali permane su livelli complessivamente inferiori, con un tasso di attività del 41,8% (in aumento rispetto al precedente 40,9%). Sfide ancora aperte Nonostante i segnali positivi, l’Italia continua a posizionarsi all’ultimo posto tra i paesi europei per tasso di occupazione femminile. Come sottolinea il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, persistono numerose criticità strutturali che ostacolano la piena integrazione delle donne nel mercato del lavoro. Tra queste figurano l’elevata incidenza del part-time involontario, le persistenti disparità retributive e le difficoltà di conciliazione tra vita professionale e familiare. La trasformazione di questa tendenza positiva in un cambiamento strutturale richiederà un rafforzamento delle politiche attive per l’occupazione femminile, un maggiore accesso delle donne alle professioni qualificate e una riduzione delle disparità territoriali. La capacità del sistema economico italiano di valorizzare appieno il contributo professionale femminile e di garantire effettive pari opportunità rappresenta un fattore determinante per lo sviluppo futuro del mercato del lavoro nazionale, nell’ottica di una partecipazione più equilibrata, inclusiva ed efficiente.

Caro energia: il governo pronto a trovare una soluzione

Il tema del caro energia 2025 si conferma una delle principali sfide per famiglie e imprese italiane. Il Governo ha annunciato l’intenzione di intervenire per contrastare il rialzo dei prezzi, ma al momento non sono stati forniti dettagli sulle misure allo studio. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha garantito la massima attenzione dell’Esecutivo e ha sottolineato la necessità di una riflessione sul passaggio al libero mercato dell’energia. Bollette in aumento per imprese e famiglie Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio Confcommercio Energia, il costo dell’energia è in forte crescita. Le aziende del settore terziario hanno visto un incremento del 24% rispetto al 2024 e del 56,5% rispetto al 2019. Se la tendenza non verrà invertita, nel 2025 la spesa complessiva per luce e gas potrebbe raggiungere i 12,5 miliardi di euro, con un aumento del 17% rispetto all’anno precedente. A pesare ulteriormente sulla competitività del settore produttivo è il divario con gli altri Paesi europei: a gennaio 2025, il prezzo dell’energia elettrica in Italia ha raggiunto i 143 €/MWh, mentre in Francia si attesta a 98 €/MWh e in Germania e Spagna intorno ai 100 €/MWh. Anche i consumatori italiani sono in difficoltà. Secondo il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, la bolletta media annua per chi è nel mercato tutelato è salita a 1.393 euro e subirà ulteriori aggiornamenti al rialzo. Chi invece ha un contratto a prezzo variabile nel mercato libero risente immediatamente dei picchi di prezzo, con tariffe più onerose applicate dai fornitori. La posizione del Governo L’Esecutivo è consapevole dell’impatto del caro energia 2025 su famiglie e imprese e sta valutando possibili interventi per calmierare i costi. Tuttavia, Giorgetti ha evidenziato che l’andamento dei prezzi dipende da fattori esterni e, in alcuni casi, da dinamiche speculative. Le associazioni dei consumatori chiedono misure rapide e concrete per contenere gli aumenti e garantire maggiore stabilità al mercato energetico. Nei prossimi mesi si capirà quali provvedimenti verranno messi in campo per affrontare questa emergenza che rischia di pesare sull’intera economia italiana.

Stipendi 2025: come cambia il netto?

Stipendi 2025: cosa cambia per lavoratori e aziende Il 2025 porta con sé importanti novità per gli stipendi in Italia, grazie agli interventi su cuneo fiscale e aliquote IRPEF. L’obiettivo del governo è aumentare il reddito netto disponibile per i lavoratori, senza gravare troppo sulle aziende. Ma quali saranno gli effetti concreti in busta paga? E come dovranno regolarsi le imprese? Taglio al cuneo fiscale 2025: cosa significa Il cuneo fiscale rappresenta le tasse che influiscono sul costo del lavoro. Negli ultimi anni, i governi hanno cercato di ridurlo per favorire la crescita economica e il potere d’acquisto dei lavoratori. Anche per il 2025 è prevista una conferma del taglio al cuneo fiscale, con l’intenzione di mantenere gli sconti contributivi già in vigore. Questo si traduce in stipendi netti leggermente più alti, soprattutto per chi ha redditi medio-bassi. Secondo le stime, i lavoratori con redditi fino a 35.000 euro annui potrebbero beneficiare di un aumento netto mensile tra i 50 e i 100 euro, a seconda della fascia di reddito e delle detrazioni applicabili. Aliquote IRPEF 2025: meno scaglioni, più risparmio? Si confermano i 3 scaglioni IRPEF : Questa modifica riduce la pressione fiscale soprattutto per chi si trova nella fascia media, ovvero tra i 28.000 e i 50.000 euro annui. Per un lavoratore con RAL di 40.000 euro, il risparmio fiscale potrebbe aggirarsi sui 600-800 euro annui. Cosa cambia per le aziende Per le imprese, le novità fiscali del 2025 potrebbero avere un duplice effetto. Da un lato, il taglio del cuneo fiscale aiuta a mantenere più competitivi gli stipendi senza aumentare direttamente i costi del lavoro. Dall’altro, la riforma IRPEF potrebbe ridurre il carico fiscale su alcune categorie di lavoratori, migliorando il clima aziendale e incentivando la produttività. Tuttavia, resta il tema della sostenibilità delle misure nel medio-lungo termine. Se il governo decidesse di ridurre gli sgravi contributivi in futuro, le aziende potrebbero trovarsi a dover gestire nuovi aumenti del costo del lavoro. Conclusioni Il 2025 si preannuncia un anno di transizione importante per stipendi e fiscalità. L’equilibrio tra taglio del cuneo fiscale e riduzione delle aliquote IRPEF punta a dare maggiore respiro ai lavoratori senza pesare troppo sulle imprese. Tuttavia, sarà fondamentale monitorare l’impatto effettivo di queste misure e valutare eventuali correttivi. Per lavoratori e aziende, il consiglio è di rimanere aggiornati sulle novità fiscali e, se necessario, consultare un esperto per ottimizzare al meglio la gestione dello stipendio o del costo del lavoro.

Incentivi fine 2024

Ecco alcuni incentivi ancora utilizzabili in questa fine di 2024. Incentivi autoimpiego Il Decreto Coesione ha introdotto novità a supporto dei giovani e delle donne che intendono avviare iniziative nelle regioni del Sud o in territori in difficoltà. Gli incentivi per l’autoimpiego includono sovvenzioni a fondo perduto fino al 50% delle spese ammissibili, mentre la somma restante può essere finanziata tramite prestiti a tasso agevolato. Spese ammissibili A chi si rivolge?Possono accedere micro e piccole imprese costituite entro i 24 mesi precedenti, oltre a potenziali imprenditori che intendano avviare una nuova impresa. Al momento non è ancora possibile inoltrare le richieste attraverso il portale Invitalia, poiché si attendono le istruzioni definitive, previste nei primi mesi del 2025. Smart&Start Italia Smart&Start Italia è il sostegno pensato per favorire la nascita di startup innovative in qualunque regione italiana. Il pacchetto di misure prevede finanziamenti a tasso zero sulle spese ammissibili e un contributo a fondo perduto del 30% per le imprese con sede nelle regioni meridionali o in zone soggette a crisi industriale. Spese ammissibili La candidatura deve essere inoltrata tramite la piattaforma Invitalia, allegando un piano d’impresa dettagliato e la documentazione riguardante l’innovatività della proposta. ON – Oltre Nuove Imprese a Tasso Zero è un programma gestito da Invitalia, rivolto alle micro e piccole imprese in cui la maggioranza dei soci ha un’età compresa tra 18 e 35 anni o è rappresentata da donne di ogni fascia anagrafica. L’agevolazione consente di ottenere un mix di finanziamento a tasso zero e contributi a fondo perduto fino a un massimo del 90% delle spese ritenute ammissibili, per iniziative con investimenti che possono arrivare fino a 3 milioni di euro. IVAFinanziamenti Oltre Nuove Imprese a Tasso Zero per giovani e donne22 Novembre 2024 Spese ammissibili La richiesta di agevolazione si effettua online sulla piattaforma di Invitalia, facendo uso di SPID, firma digitale e PEC. Occorre compilare il piano d’impresa e caricare la documentazione necessaria. La procedura è disponibile a questo link.

L’Italia del rinnovabile dove si trova?

Sebbene la transizione ecologica stia portando ad aumentare gli investimenti nel rinnovabile in varie forme, non è Produzione di energia rinnovabile per regione Secondo i dati del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) relativi al 2021, la Lombardia guida la classifica nazionale con una produzione di 17.239 GWh da fonti rinnovabili, rappresentando il 14,8% del totale italiano. Segue la Puglia con 10.729 GWh (9,2%), mentre il Piemonte si attesta al terzo posto con 9.762 GWh (8,4%). Altre regioni con performance rilevanti includono il Veneto (7,5% della produzione nazionale), la Toscana (7,3%) e la Sicilia (4,9%). Queste cifre evidenziano come sia le regioni settentrionali che quelle meridionali contribuiscono in modo significativo alla produzione di energia pulita nel paese. Fonti rinnovabili predominanti per regione L’Italia è dotata di molti tipi di terreni e condizioni alle quali si adatta un tipo di produzione o un’altra. Vediamo le principali: Crescita e trend recenti Tra il 2018 e il 2020, alcune regioni hanno registrato incrementi notevoli nei consumi di energia da fonti rinnovabili: La strada è lunga ma è segno che anche prima del PNRR e dei fondi erogati per la transizione energetica ci si stava muovendo nella giusta direzione. Obiettivi e sfide future Nonostante i progressi, alcune regioni devono ancora intensificare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi nazionali ed europei in materia di energia rinnovabile. Liguria, Lazio ed Emilia-Romagna, ad esempio, presentano percentuali di consumo energetico da fonti rinnovabili inferiori alla media nazionale.

Mondo: si attende il taglio dei tassi

Il 2024 è senz’altro segnato da un progressivo ritorno alla normalità per quanto riguarda i tassi d’intersesse. Le varie banche centrali stanno tagliando e, probabilmente, continueranno a tagliarli nel 2025. Vediamo meglio la situazione non solo nel continente europeo. Cosa succede in Europa La Banca Centrale Europea (BCE) ha recentemente adottato una politica di riduzione dei tassi di interesse. Solo nell’ultimo trimestre, il tasso sui depositi è stato ridotto di 25 punti base, portandolo al 3%. Questo rappresenta un cambio significativo nella strategia monetaria, volto a contrastare il rallentamento economico e a garantire una maggiore stabilità dei prezzi. Christine Lagarde, presidente della BCE, ha sottolineato che l’obiettivo principale è quello di bilanciare crescita e inflazione, preparandosi a ulteriori manovre qualora la situazione lo richieda. USA e resto del mondo Dall’altra parte dell’Atlantico, la Federal Reserve ha ridotto i tassi di interesse di 25 punti base, portandoli in una fascia compresa tra il 4,25% e il 4,50%. Questa decisione riflette le sfide economiche poste da un rallentamento globale, sebbene gli Stati Uniti continuino a mostrare una certa resilienza economica. Nel contesto asiatico, la Banca Popolare Cinese (PBoC) ha adottato misure simili, abbassando il tasso di prestito a un anno al 2%. Questi interventi mirano a sostenere la crescita, in un momento in cui la domanda interna risulta debole. Anche altre economie emergenti, come l’Indonesia e le Filippine, hanno seguito l’esempio, cercando di stimolare l’attività economica locale. Il futuro Le prospettive future dipendono fortemente dall’evoluzione delle condizioni economiche globali. La BCE ha già indicato che ulteriori tagli potrebbero essere presi in considerazione, qualora l’inflazione si mantenesse sotto controllo e la crescita continuasse a rallentare. Allo stesso modo, la Federal Reserve ha dichiarato che monitorerà attentamente i dati macroeconomici prima di prendere ulteriori decisioni. In Asia, la Banca del Giappone ha mantenuto invariati i tassi, ma ha segnalato la possibilità di una futura riduzione per contrastare le pressioni deflazionistiche. L’Australia, invece, potrebbe seguire una traiettoria simile nel prossimo semestre. Influenze sull’economia La riduzione dei tassi d’interesse ha implicazioni significative per le economie globali. In primo luogo, queste politiche rendono più conveniente il credito per imprese e consumatori, stimolando investimenti e consumi. Tuttavia, c’è anche il rischio che un eccessivo allentamento monetario possa creare bolle speculative nei mercati finanziari. Per i mercati emergenti, la riduzione dei tassi nei paesi sviluppati potrebbe tradursi in un maggiore afflusso di capitali, favorendo la crescita locale. Tuttavia, queste economie devono anche affrontare sfide legate all’aumento del debito denominato in dollari e alle fluttuazioni valutarie.

Europa: il tassello degli elettrolizzatori

L’Unione Europea (UE) ha delineato ambiziosi piani per l’adozione dell’idrogeno verde come pilastro della transizione ecologica, puntando a produrre internamente 10 milioni di tonnellate entro il 2030 e a coprire circa il 10% del fabbisogno energetico comunitario entro il 2050. Tuttavia, la crescente dipendenza dalla Cina per la fornitura di elettrolizzatori, fondamentali per la produzione di idrogeno verde, solleva preoccupazioni significative. La dominanza cinese nel mercato degli elettrolizzatori Attualmente, la Cina detiene circa il 60% della capacità manifatturiera globale di elettrolizzatori, una quota destinata ad aumentare. Questo dominio è sostenuto da sussidi statali che permettono ai produttori cinesi di offrire elettrolizzatori a prezzi inferiori rispetto ai concorrenti europei, creando una concorrenza sleale e mettendo a rischio l’industria europea del settore. Le preoccupazioni dell’industria europea In risposta a questa situazione, venti aziende europee del settore hanno inviato una lettera alla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, esprimendo timori riguardo alla possibile perdita di competitività e alla dipendenza tecnologica dalla Cina. La lettera sottolinea che una volta persa una tecnologia o la sua filiera, è difficile recuperarla, e richiama l’attenzione su precedenti settori, come il fotovoltaico, dove l’Europa ha già perso terreno a favore della Cina. Misure protettive dell’UE Per affrontare queste preoccupazioni, l’UE ha introdotto misure per limitare l’uso di componentistica cinese nei progetti finanziati. Nella seconda asta dell’European Hydrogen Bank, è stato stabilito che gli elettrolizzatori di origine cinese non possono superare il 25% della capacità produttiva degli impianti sovvenzionati. Questa decisione mira a proteggere l’industria europea e a garantire una maggiore autonomia tecnologica. Sfide future e considerazioni Nonostante queste misure, l’Europa si trova ad affrontare una sfida complessa. La protezione del mercato interno potrebbe non essere sufficiente se non accompagnata da investimenti significativi nella capacità produttiva e nell’innovazione tecnologica. La concorrenza cinese, sostenuta da politiche governative aggressive e da una produzione su larga scala, rappresenta una minaccia concreta per l’industria europea degli elettrolizzatori.

Come ottenere incentivi per i software con Transizione 5.0

Software e transizione 5.0: come sfruttare gli incentivi per i software ERP La transizione 5.0 è ormai realtà, da agosto gli incentivi sono disponibili. Un elemento centrale di questa trasformazione è l’adozione di software avanzati, come gli ERP (Enterprise Resource Planning), che consentono di ottimizzare i processi aziendali e aumentare la produttività. Grazie agli incentivi messi a disposizione dal governo italiano, è possibile ridurre significativamente i costi legati a queste implementazioni. Ma come possiamo accedere? Credito d’imposta: uno strumento chiave Il Piano Transizione 5.0 prevede l’erogazione di crediti d’imposta per incentivare gli investimenti in beni immateriali, come i software ERP. Questo strumento agevolativo è un ottimo modo per recuperare una parte dell’investimento. Nello specifico, l’entità del credito varia in base alla tipologia di investimento e alle dimensioni dell’impresa, con aliquote che possono arrivare fino al 20% del costo sostenuto. Requisiti e procedure L’accesso ai benefici fiscali è regolato da precisi criteri che vanno rispettati per poter ottenere l’agevolaizone. Il software deve essere conforme agli standard di Industria 5.0, garantendo quindi integrazione, interoperabilità e sicurezza. Inoltre, l’investimento deve essere documentato attraverso fatture e contratti dettagliati. È essenziale compilare una perizia tecnica che certifichi la compatibilità del software con i requisiti richiesti. Tale documento deve essere redatto da un professionista abilitato e costituisce una parte integrante della domanda per il credito d’imposta. Come massimizzare i vantaggi Per ottimizzare l’accesso agli incentivi non è da escludere la possibilità di affidarsi alla professionalità di un consulente che possa aiutarci a seguire correttamente l’iter. Si tratta di procedure che richiedono un minimo di esperienza e senz’altro potrebbe essere meglio essere affiancati. Una strategia per il futuro L’adozione di software ERP, sostenuta dagli incentivi del Piano Transizione 5.0, non è solo un’opportunità di risparmio immediato, ma rappresenta un investimento strategico per il futuro. Le imprese che sapranno sfruttare questi strumenti non solo miglioreranno la propria efficienza operativa, ma saranno anche meglio preparate ad affrontare le sfide di un mercato sempre più competitivo e sostenibile.

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